Strategia delle 3 scimmiette. Il Governo non parla

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 Il governo non parla: all’incontro chiarificatore di ieri con le parti sociali non sono stati forniti particolari sulla manovra. Anche perché su alcuni provvedimenti c’è scontro all’interno della maggioranza. Vale la pena partire da alcune informazioni certe. La prima è che ci sarà  un consiglio dei ministri il 18 agosto per varare con decreto legge la manovra correttiva. La seconda – anticipata da Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio – è che il governo ha creato due tavoli con sindacati e Confindustria per affrontare i punti 3 e 5 del documento emerso dal primo tavolo Governo-parti sociali, giovedì scorso. Quello sul punto 3, mercato del lavoro, sarà  presieduto dai ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi, e della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Quello sulle infrastrutture (punto 5) sarà  diretto dal ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, e dal responsabile dello Sviluppo economico, Paolo Romani. Un altro punto (quasi) certo è che il governo ha promesso di destinare un miliardo per favorire l’occupazione giovanile e si confronterà  con la Confindustria per le questioni legate alle privatizzazioni e alle liberalizzazioni, mentre sulle modifiche costituzionali degli articoli 81 (pareggio di bilancio) e 41 (libertà  piena di impresa) è stato spiegato che i tecnici stanno lavorando sui testi.

«Il governo non ci ha detto nulla» hanno ripetuto all’unisono le parti sociali al termine di una conferenza stampa tenuta «unitariamente – al termine dell’incontro – dalla Marcegaglia. Nel corso della riunione, di «ciccia» non è emerso «nulla» (Berlusconi non ha neanche fornito dettagli sulle richieste della Bce fatte tramite lettera) e il governo si è limitato a vantare quello che – a suo dire – ha già  fatto. «L’intera manovra va riscritta», ha sostenuto Giulio Tremonti. Anche perché – ha spiegato Gianni Letta – «in questi cinque giorni tutto è cambiato, tutto è precipitato. La realtà  è in così rapida evoluzione al punto che è diversa dall’avvio di questo tavolo». Poi Letta ha aggiunto che a fronte delle notizie sul crollo della borsa e l’aumento dello spread, il governo è consapevole che «servono scelte rapide e coerenti e sta valutando tutte le possibilità  e tutte le ipotesi».
L’intenzione del governo è di dimezzare nel 2012 il deficit pubblico rispetto al Pil. Portarlo, cioè, all’1,5-1,7 per cento per poi arrivare al (quasi) pareggio di bilancio entro il 2013. Questo significa che la manovra correttiva dovrebbe essere di almeno 30-35 miliardi (e non di 20 come affermato finora) oltre, ovviamente, ai quasi 6 miliardi di «manutenzione» del bilancio già  varati con il decreto di luglio. Da dove arriveranno questi soldi? Non si sa. Al massimo sappiamo che non sarà  varata una patrimoniale: non la vuole Berlusconi che con la famiglia ha una enorme ricchezza mobiliare, anche se si giustifica sostenendo che sarebbe il primo passo verso il comunismo. E non la vuole neppure la Lega, ma neppure la Uil: Angeletti ha sostenuto che «a pagare sarebbero i soliti noti». Un intervento possibile è quello sulla previdenza: si parla di anticipare al 2012 l’elevazione dell’età  di pensionamento per anzianità  (frutterebbe 2 miliardi, ma quasi 13 miliardi l’anno se fossero del tutto abolite le pensioni di anzianità ). Altra ipotesi (che darebbe poco nel 2012, ma molto gli anni successivi) è quella dell’innalzamento immediato, anche se graduale dell’età  pensionistica delle donne. infine si sta studiando l’anticipo dell’anticipo della speranza di vita: con pochi mesi in più (per tutti) già  dal 2012 entrerebbe in cassa parecchi soldi. Lega e sindacati («abbiamo già  dato») sono contrari, ma qualcosa si farà  di sicuro. Così come per nuovi tagli alla sanità : i ticket non salteranno sostituiti da un aumento dell’imposta sul fumo, ma li avremo entrambi. Forse, ma non è di immediata realizzazione, potrebbero essere tagliate le pensioni di reversibilità  (quelle che spettano al coniuge superstite) in particolare se vengono pagati altri assegni pensionistici.
Poi c’è il capitolo dei tagli alle agevolazioni fiscali. Con una sforbiciata lineare del 20 per per cento delle detrazioni e delle deduzioni arriverebbero circa 32 miliardi di maggiori entrate. Ma il taglio sarà  modulato e la dimensione del taglio decisa dopo aver raschiato il fondo delle altre soluzioni. Altro capitolo è quello della casa: Berlusconi è contrario è reintrodurre l’Ici sulla prima casa visto che l’abolizione totale è stato il suo primo provvedimento nel 2008. Si parla, in alternativa, di aumentare le aliquote dell’Ici sulle seconde case o anche di allineare i valori catastali (sui quali si paga l’Irpef) a quelli di mercato. Dei tagli ai costi della politica e di quelli alle spese militari non si è parlato.


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