Strade vuote, ospedali pieni. Voci da Tripoli

by Sergio Segio | 23 Agosto 2011 6:55

Loading

 Molti telefoni di persone incontrate a Tripoli solo poche settimane fa oggi non rispondono. Qualcuno però trova linea: queste sono testimonianze raccolte tra sabato e ieri.

Mohamed, giovane del Niger che vive a Tripoli da 13 anni (lavorava con i cinesi), è rintanato in casa: «Siamo impotenti anche noi», dice. «Chi è disarmato non può avventurarsi fuori, dove tutti sono armati e si combatte. È terribile ma non possiamo che aspettare. Spero che non ci sia un’altra carneficina». Domenica diceva che «hanno bombardato intensamente anche vicino a casa mia, si è levata una grande polvere. Stiamo in casa e preghiamo, è il ramadan». Chiede: «Ma da voi avete visto le immagini della strage di 85 civili a Mejer, sotto le bombe della Nato, fra l’8 e il 9 agosto? Sono sconvolto, perché i media internazionali non ne hanno parlato».
Era impaurito sabato sera il cristiano pakistano Nathaniel, da 21 anni in Libia. Un mese fa si chiedeva dove sarebbe andato con la famiglia se gli islamisti fossero arrivati: «My sister, qui bombardano di continuo, e sembra che i ribelli siano vicini…non so, dove andare, chi ci proteggerà ? Starò in contato con la cattedrale». Ieri il cellulare non prendeva.
La statunitense JoAnne, da mesi a Tripoli con suo marito per documentare negli Usa i crimini di guerra della Nato e dei ribelli: «Siamo chiusi nell’hotel Corynthia, al centro di Tripoli. Nessuno si avventura fuori. Gli Apache hanno ucciso molte persone e i ribelli hanno armi pesanti…». Chiusa in casa anche Tiziana Gamannossi, imprenditrice italiana (l’unica rimasta a Tripoli, dove vive a Tajura): «Sto in casa, non si chiude occhio. Festeggiamenti per l’entrata dei ribelli? Ma se non c’è nessuno per strada, ho faticato a trovare chi mi riportasse a casa ieri. La disinformazione continua». Hana, libica, che lavorava per una compagnia petrolifera, si è trasferita in casa di parenti: «Casa nostra è troppo vicina a Bab El Azyzya, qui è tranquillo ma nelle strade non c’è nessuno. Sì, abbiamo acqua, luce e cibo abbastanza… Non avrei mai pensato che finisse così».
Una testimonianza drammatica arriva per e-mail: Meyssen parla dei bombardamenti cominciati sabato notte su Tripoli, «gli aerei della Nato bombardano tous azimut (…) alle 23,30 il ministero della sanità  ha dichiarato che gli osperali sono strapieni: si contano 1.300 morti e 5.000 feriti. La Nato aveva avuto il mandato di proteggere i civili. In realtà , la Francia e la Gran Bretagna stanno rinnovando i massacri coloniali».

Post Views: 168

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2011/08/strade-vuote-ospedali-pieni-voci-da-tripoli/