Stop alle vendite allo scoperto le Borse europee decollano
MILANO – Con la seconda seduta di forte rimbalzo, gli indici hanno quasi azzerano le perdite settimanali di Piazza Affari (-0,8% il saldo del Ftse Mib), anche se gli acquisti visti ieri sembrano a molti un riflesso tecnico, tutt’al più un’apertura di fiducia. La vera prova del nove per le Borse europee sarà settimana prossima, quando le misure di riforma e consolidamento fiscale di Italia, Francia e zona euro saranno passate per i fogli di calcolo degli investitori.
L’indice milanese si è ripreso un altro 4% (dopo il 4,1% della vigilia), ma gli stessi numeri si vedono altrove: Londra +3,04%, Parigi +4,02%, Francoforte +3,45%, Madrid +4,82%, Amsterdam +3,22%, Zurigo +4,37%. In tutta l’Europa azionaria sono stati recuperati 252 miliardi di capitalizzazione, di cui 14 a Milano. Più cauta la marcia degli indici a New York: dopo un avvio frazionale, gli indici Dow Jones e Nasdaq hanno consolidato – dell’1,13% e delo 0,61%, in progresso – in un confortante ripiego della volatilità (-6,6% il relativo indice Vix).
La seduta si era aperta con un altro “aiutino” dall’alto, dopo quello di settimana scorsa sulle emissioni sovrane, che ha visto la Bce intervenire in acquisto a salvaguardia dei decennali di Italia e Spagna (ancora ieri la mano pubblica ha allineato i differenziali di Btp e Bonos, ora a 270 punti base dal Bund tedesco per un rendimento del 5% l’anno). La misura presa ieri, con la regia dell’Esma che coordina le autorità di mercato europee, ha vietato le vendite allo scoperto – nel solo comparto finanziario – sui listini di Milano, Madrid, Bruxelles e Parigi. Per 15 giorni su queste piazze sarà proibito vendere titoli ancora non posseduti, una pratica comune della speculazione che ha amplificato i cali visti nell’ultima fase. Una misura per alcuni operatori «illiberale e passibile di ridurre i flussi del mercato», per altri «grave ma necessaria perché impedisce le spirali ribassiste». Anche per questo banche e assicurazioni, le azioni più colpite con perdite di oltre un terzo da gennaio, sono state ancora trascinatrici sui listini.
Oltre alle pressioni “tecniche”, tra ricoperture e divieti, i segnali macroeconomici di giornata sono stati contrastanti. C’è il crollo ai minimi trentennali della fiducia dei consumatori americani misurato dall’indice Michigan, e viceversa l’aumento dello 0,5% delle vendite al dettaglio negli Usa (ai massimi da marzo). O per stare in Italia, c’è l’indebitamento record che Bankitalia ha conteggiato in 1.901 miliardi, e l’inflazione stabile a luglio (+2,7% il dato Istat). A riprendere prezzi più consoni ai fondamentali e al passato recente sono soprattutto le banche europee, più penalizzate dal panico venditore, dagli scopertisti e dal calo dei titoli sovrani. A Milano brilla Mediobanca in rialzo del 9,87%, seguita da Banco popolare (+8,74%) e Bpm (7,44%). Le due big Unicredit e Intesa Sanpaolo risalgono del 5,6% e del 3,23%. Forti anche gli assicurativi: Generali +6,31%, Fonsai +8,65%, fuori dal paniere Unipol balza del 13,99%. Energetici allineati all’indice, mentre Fiat auto recupera il 5,6%, poco più di Industrial e spingendo la holding Exor (+4,74%).
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