Statali, resta l’eurotassa. E senza deduzioni
ROMA – Si richiude lo spiraglio per statali e pensionati di pagare un contributo di solidarietà meno salato. Quei dipendenti pubblici e pensionati che guadagnano oltre i 90mila euro lordi, categoria in cui rientrano magistrati, medici, dirigenti. E i cosiddetti “pensionati d’oro”. Queste categorie già versano il contributo di solidarietà del 5% sulla parte eccedente i 90mila euro di reddito e il 10% se il reddito è oltre i 150mila euro, per effetto del decreto legge 78 del 2010, relativo solo agli statali. Una cifra che si paga per intero senza deduzioni né agevolazioni.
Uno spiraglio sulla possibilità di pagare un po’ di meno si era aperto con l’introduzione nella manovra bis dell’articolo 2 comma 2: sei righe che prevedevano il contributo di solidarietà anche nel settore privato ma con la possibilità di dedurlo dalla dichiarazione dei redditi, novità , che, in virtù del coordinamento con la norma del 2010, avrebbe esteso la deducibilità anche al pubblico. L’imperfetto è d’obbligo perché ora quel comma è stato stralciato e con esso, oltre a lasciare in piedi la disparità di trattamento tra statali e privati, sfuma anche la prospettiva per i dipendenti pubblici di pagare qualcosa in meno. «Sono due cose diverse» dice il pidiellino Antonio Azzollini, relatore e presidente della commissione Bilancio del Senato, «il comma cade e quindi si torna alla norma che c’era prima, quella del 2010. Non c’è mai stata deducibilità per gli statali. Il comma che è stato stralciato si riferiva solo al settore privato».
Immediata la reazione dei sindacati del pubblico impiego, che sono già sul piede di guerra. I magistrati in primis che hanno riportato in primo piano la questione di incostituzionalità della norma «in violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale» fanno sapere dal Comitato di coordinamento fra le magistrature. Con questo comma il governo si sarebbe in qualche modo messo al riparo dai ricorsi sulla legge del 2010, norma «dal profilo incostituzionale perché attua un meccanismo fiscale che colpisce i lavoratori non in base al reddito ma in base alla categoria di appartenenza» dice Michele Gentile, responsabile del dipartimento settori pubblici della Cgil. «Non solo, così si cancella anche la possibilità per lo statale di dedurre il contributo dall’Irpef. Così si continua a penalizzare il mercato del lavoro, quello pubblico in particolare». Anche per questo motivo il 6 settembre, i lavoratori scenderanno in piazza e la Cgil farà fronte comune anche con Cisl e Uil e gli altri sindacati «contro una legge iniqua che va a colpire chi le tasse già le paga, cioè statali e pensionati» ricorda Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl. Statali penalizzati, tutti, anche dal rinvio di due anni del Tfr, dalla mobilità forzata, dal mancato conteggio ai fini di anzianità pensionistica del riscatto della laurea e del servizio militare. E dal contributo di solidarietà . Da pagare fino all’ultimo euro.
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