Soglia più alta per l’eurotassa tre opzioni: 100, 120 o 200mila

by Sergio Segio | 26 Agosto 2011 6:31

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ROMA – La solidarietà  al Paese assomiglia sempre più a un affare per pochi. Il contributo chiesto ai redditi medio-alti dalla manovra bis, per il pareggio di bilancio nel 2013, insegue ogni giorno asticelle superiori. L’ultima ipotesi, vagliata dai tecnici, pone il limite di reddito annuale a 200 mila euro, oltre il quale applicare un’aliquota unica del 5%, calcolata sempre sulla parte eccedente quel limite e deducibile, così come previsto per la versione attuale della tassa. Ma non è l’unica alternativa possibile. Le soglie, difatti, potrebbero salire a 100, 120 o 150 mila euro e le aliquote al 5 oppure al 10%, tenendo conto del quoziente familiare.
In tutti i casi, dopo mille proteste (la Marcegaglia, presidente di Confindustria, ha definito l’eurotassa «una follia»), la formula attuale – così come appare nel decreto 138, ovvero la manovra d’agosto: oltre i 90 mila euro si versa il 5%, oltre i 150 mila il 10% – dovrebbe essere superata. Ma alzare la soglia di reddito pone almeno due problemi. Primo, i saldi: la misura deve assicurare 3,8 miliardi entro il 2013, dice la Relazione tecnica al decreto, ora non più sicuri perché si assottiglia il numero dei contribuenti “solidali”. Tra l’altro, l’ufficio studi del Senato reputa quella stima oltremodo generosa e valuta l’eurotassa un invito all’elusione. Secondo, l’equità : cosa dire ai dipendenti pubblici e ai pensionati che già  da gennaio (i primi) e dal primo agosto (i secondi) pagano la supertassa e la versano a partire però dai 90 mila euro? Tralasciando il fatto che il contributo colpisce il reddito dichiarato e non quello evaso.
Tornando ai conti, il prelievo del 5% sui redditi complessivi (dunque comprensivi anche della rendita catastale, prima casa inclusa) superiori ai 200 mila euro riguarderebbe circa 72 mila contribuenti, lo 0,17% di quanti pagano le tasse. Per l’86,3% si tratta di lavoratori dipendenti e pensionati. Solo 37 usufruiscono di detrazioni familiari. Il quoziente, in questo caso, sembrerebbe inutile. Ma come raccogliere 3,8 miliardi in tre anni da 72 mila “privilegiati”? Impossibile, visto che quella cifra è parametrata su 511.534 contribuenti, tutti coloro cioè sopra la soglia dei 90 mila (l’ipotesi attuale scritta nel decreto). Non andrebbe meglio con le altre soglie: sopra i 100 mila euro troviamo circa 400 mila contribuenti (lo 0,95% del totale), sopra i 120 mila euro ve ne sono quasi 250 mila (lo 0,6%), sopra i 150 mila euro ne contiamo poco più di 143 mila (lo 0,35%). Qualcuno li ha definiti “i soliti noti”, quelli che ancora dichiarano i redditi.
Come si osserva dalle tabelle in pagina, se il governo scegliesse alla fine l’ipotesi 5 (il 5% oltre i 200 mila euro) lo “sconto” rispetto alla soluzione attuale sarebbe evidente. Un reddito pari a mezzo milione di euro, ad esempio, verserebbe 25 mila euro in tre anni anziché quasi 65 mila euro. Lo stesso contribuente, però, sarebbe addirittura danneggiato, rispetto all’attuale, con l’ipotesi 2 (il 10% oltre i 100 mila euro): 68 mila euro di solidarietà , meglio la manovra bis così com’è. Un sollievo alle famiglie (Giovanardi propone l’esclusione dal prelievo per chi ha più di tre figli) deriverebbe dall’introduzione del quoziente. Ma questo assottiglierebbe ancor di più la platea dei “solidali” e dunque i saldi. Un gran pasticcio, mettere le mani nelle tasche degli italiani.

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