Smart shop, da Ibiza a Milano: le nuove droghe sono legali
MILANO – Sono stati i 18 intossicati dello scorso anno a convincere il governo che fosse arrivato il momento di fare qualcosa: il fenomeno stava assumendo proporzioni troppo importanti. E nel Regno Unito c’è pure scappato il morto. Nel mirino gli Smart Shop, negozi al dettaglio specializzati nella vendita di articoli per fumatori e di sostanze psicoattive legali. Le “smart drugs”, appunto, che prendono piede a partire dalla fine degli anni novanta. E’ il periodo delle campagne mediche contro il dilagare di ecstasy e droghe sintetiche nelle discoteche. Le smart drugs nascono come alternativa naturale alle sostanze sintetiche, sono considerate meno pericolose e soprattutto sono legali. Il battesimo e la diffusione di massa passa dal tempio del divertimento da discoteca europeo: è Ibiza a lanciare la moda. Dal 2000 aprono anche in Italia i primi negozi dedicati alla vendita delle nuove sostanze con cui sballarsi senza infrangere la legge. Il mercato si allarga: per molti consumatori abituali di droghe l’apertura degli smart shop è una manna dal cielo. Un primo passo verso la liberalizzazione delle droghe leggere.
Improvvisamente il consumo di sostanze simili per effetti alla marjuana, che nel nostro paese è illegale, diventa lecito. I prodotti che vanno per la maggiore sono infatti miscugli di erbe, venduti in bustine come profumatori per ambienti. Ma basta aprire la busta e rollarsi una sigaretta, mescolando la miscela al tabacco, per garantirsi lo sballo. Di smart (intelligente) c’è senza dubbio il modo escogitato per eludere la legge. Cioè quello di inserire nella miscela di erbe molecole sintetiche, cioè create in laboratorio, con effetti simili a quelli del Thc (il principio attivo della cannabis) ma ancora sconosciuti e quindi non inseriti nella tabella delle sostanze fuori legge del Ministero della salute. Il gioco è questo e c’è subito chi fiuta l’opportunità di business. In Italia nascono e crescono tre catene di smart shop in franchising, in totale nel nostro paese ci sarebbero circa 85 esercizi dedicati a questa attività . I clienti sono in prevalenza giovani o giovanissimi che trovano nei negozi una strada semplice per procurarsi sostanze psicoattive. Ma il grosso problema, da cui scaturisce l’impegno del Dipartimento delle politiche antidroga, è che le sostanze di sintesi contenute nelle droghe intelligenti risultano essere fino a 100 volte più tossiche di quelle della marjuana. E allora ecco che, una volta identificato in laboratorio, il principio attivo jwh-018 viene subito messo fuori legge. E’ la fine di quella che in negozio era commercializzata con il nome di Njoy.
Ma non passa molto tempo perché inizi una rincorsa che vede schierate su fronti opposti le forze dell’ordine e i produttori. Basta sintetizzare nuove molecole per eludere di nuovo la legge e ricominciare il gioco. Così si arriva alla cronaca recente, con l’operazione “profumo di droga” condotta dai Nas a Milano, Napoli e Roma che porta 8 persone in carcere, la perquisizione di un centinaio di locali e il sequestro di una ditta. In 26 città sono stati chiusi smart shop. Ma il colpo più grosso a questo mercato arriva dal legislatore che dichiara fuori legge tutte le molecole con strutture analoghe a quelle che vengono continuamente ributtate sul mercato con modifiche minimali. Così si ferma la gara per creare nuove molecole in laboratorio. Sarà sufficiente ad arginare il fenomeno? Certamente un grosso giro di vite è stato dato anche se basta andare in rete per rendersi conto che non ci vuole davvero nulla a fare la spesa di sostanze da sballo. (Marco Subert, Scuola di giornalismo Iulm, Milano)
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