Si uccide il leader della destra populista polacca
Il leader populista polacco, vicepremier e ministro dell’Agricoltura all’epoca della Repubblica monozigote dei Kaczynski, è stato trovato impiccato ieri sera. Travolto da scandali di sesso e tangenti, escluso dalla scena politica dove aveva lasciato il segno, Lepper ha chiuso la partita nella sede del suo partito nel centro di Varsavia. Aveva 57 anni. Ex pugile, capo di un’azienda agricola sotto il regime comunista e allevatore di maiali, con la rivoluzione democratica dell’ 89 Lepper coglie paure e malumori al fondo di un Paese che cambia, e li trasforma in materia politica infiammabile. Fonda il sindacato per l’Autodifesa della Repubblica polacca, Samoobrona, per canalizzare la rabbia dei lavoratori piegati da inflazione record e crisi del settore agricolo; la carta del risentimento fa presa sulla massa degli esclusi dalle nuove strutture dell’establishment post-comunista.
Il nemico numero uno diventa l’economista e vicepremier Leszek Balcerowicz, ideatore della «terapia choc» che apre la Polonia al libero mercato. Lepper organizza scioperi della fame e azioni di protesta spettacolari, guida i suoi al sabotaggio dei treni che trasportano prodotti agricoli stranieri, svuota i convogli di grano e schiera i trattori sulle rotaie. Nel 2000 il sindacato diventa un vero partito, Lepper è ormai «il Le Pen polacco» .
La retorica del capopopolo perennemente abbronzato si raffina e trova nuovi bersagli, il secolarismo, i capitali stranieri, i soliti russi a est, i tedeschi a ovest, infine l’Europa. La consacrazione arriva con le elezioni del 2001, 10 per cento dei voti e ingresso in Parlamento. Alle politiche del 2005 Autodifesa si afferma come terza forza politica, alle presidenziali dello stesso anno il suo leader ottiene il 15 per cento delle preferenze (vince Lech Kaczynski, che morirà nel disastro aereo di Smolensk).
Tra 2006 e 2007, con Lech presidente e Jaroslaw Kaczynski a capo della turbolenta coalizione formata da Legge e giustizia, Lega delle famiglie polacche e Autodifesa, Lepper è vicepremier e ministro dell’Agricoltura. Le proposte per una «terza via polacca» tra capitalismo e socialismo gli portano le simpatie di leader internazionali come il bolivarista venezuelano Chà¡vez e il dittatore bielorusso Lukashenko ma i toni esasperati non esprimono più un umore condiviso, l’ingresso nella Ue del 2004 ha fatto bene al Paese e l’economia gira. Il leader carismatico tutto lavoro e famiglia (sposato con Irena e padre di tre figli) è coinvolto in uno scandalo di tangenti e terreni. Poi, il «sexgate» .
La 33enne Aneta Krawczyk accusa Lepper e il suo collaboratore Stanislaw Lyzwinski di averla costretta a rapporti sessuali in cambio di un incarico presso il partito. Autodifesa esce dalla coalizione, il governo implode. Alle elezioni anticipate del 2007 l’ex sindacato non supera lo sbarramento del 5 per cento. Nel 2010 Andrzej Lepper viene condannato per l’affare Krawczyk a due anni e tre mesi di prigione, ricorre in appello. Si è sempre dichiarato innocente.
Related Articles
Corruzione (e sangue), dirigenti Eni indagati
Tempi difficili in vista per l’Eni, cui un’azione giudiziaria avviata dalla Procura di Milano potrebbe presto mettere sotto commissariamento (o interdirle comunque la stipula di nuovi contratti) una delle divisioni operative più ricche e promettenti, la Agip Kco, operante in Kazakhstan.
La corsa di Tsipras per convincere i mercati “Tagliateci il debito e l’euro non morirà”
Gli economisti della sinistra radicale incontrano i fondi a Londra per evitare il corto circuito spread e Borse a picco. Il piano: “Vogliamo uno sconto, come la Germania nel ‘52”
L’effetto Libia
Che spreco di aggettivi. Da un lato, quello dell’occidente e affini, «disgustoso» (Hillary Clinton), «scandaloso» (Sarkozy), «vergognoso» (Longuet, ministro francese), «ingiustificabile» (Cameron), «sgradevole» (Terzi), «triste» (Gul, presidente turco). Dall’altro, «indecente e isterica» (per Mosca) la reazione dell’occidente e una frase eclatante e fumosa (per Pechino), «noi non proteggiamo le persone ma la giustizia».