Serravalle: indagato manager di Intesa

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MILANO — «Ci sono gravi indizi» sulla «liceità » dell’operazione che nel 2005 portò la provincia di Milano presieduta da Filippo Penati ad acquistare il 15% delle azioni dell’autostrada Milano-Serravalle dal gruppo Gavio. La Procura di Monza ora focalizza l’attenzione su questa vicenda e, sulla base di dichiarazioni di seconda mano dell’imprenditore Piero Di Caterina, iscrive nel registro degli indagati per concorso in corruzione un funzionario di alto livello di Banca Intesa, l’istituto di credito che finanziò la Provincia nel business.
A spingere i pm Walter Mapelli e Franca Macchia ad iscrivere — e a far perquisire dalla Gdf di Milano qualche settimana fa — per concorso in corruzione l’allora responsabile del settore infrastrutture e finanza di Banca Intesa Maurizio Pagani sono ancora le dichiarazioni dell’imprenditore di Sesto San Giovanni che, con quelle dell’altro imprenditore Giuseppe Pasini, hanno travolto il presidente dimissionario del consiglio regionale della Lombardia per un presunto giro di tangenti da una decina di milioni in 15 anni, dall’epoca in cui Penati era sindaco Psd-Ds del comune dell’hinterland milanese. Quando il rapporto tra Di Caterina e Penati si interruppe, il primo chiese di riavere indietro 2 milioni di euro. «Penati mi ha parlato di questa operazione dicendomi che gli avrebbe consentito la restituzione dei soldi che mi doveva», ha detto a verbale Di Caterina aggiungendo che a spiegargli i dettagli fu ad aprile 2005 Antonio Princiotta, segretario generale alla Provincia guidata da Penati.
«I rapporti tra me, Penati e Vimercati erano tesi e loro non parlavano di questa operazione in mia presenza», ma «io avevo sempre buoni rapporti e intense frequentazioni con Antonio Princiotta (…) che mi riferì che si stavano svolgendo delle trattative riservate presso lo studio di un commercialista» milanese «per definire il sovraprezzo» che la Provincia avrebbe pagato al gruppo Gavio per acquistare le azioni e che poi «sarebbe stato retrocesso a Penati e Vimercati», il braccio destro del presidente anche lui indagato come Princiotta. «Princiotta — ha aggiunto — si è sempre lamentato di non aver mai avuto nulla da Penati e Vimercati» ai quali, invece, doveva andare «un importo molto rilevante per milioni di euro che però non mi è stato mai indicato». Chiusa l’operazione, «Penati e Vimercati hanno litigato. Ho saputo recentemente da Vimercati, con il quale sono tornato in buoni rapporti, che Penati lo avrebbe fregato nell’operazione Milano-Serravalle e che Penati avrebbe ricevuto il suo guadagno a Montecarlo, Dubai e Sudafrica», dove i soldi sarebbero stati portati dall’architetto Renato Sarno, indagato, uomo vicino al politico.
Il 30 giugno 2010 Di Caterina ha consegnato ai pm un documento che avrebbe ricevuto da Princiotta in un ristorante svizzero con «il testo delle trattative» e gli aspetti «palesi e riservati» discussi negli incontri ai quali parteciparono anche Vimercati, Bruno Binasco (indagato), braccio destro dello scomparso Marcellino Gavio, e Pagani, il cui nome è emerso con la notifica ai 20 indagati della richiesta di proroga delle indagini. Pagani, secondo il decreto di perquisizione, avrebbe «contribuito alla costruzione di un’operazione finanziaria per l’acquisto a prezzi fuori mercato delle azioni, comprensivo di ritorno economico per i promotori della compravendita». Nel 2008 Di Caterina ricevette da Penati, tramite Binasco, i 2 milioni di euro che, secondo Mapelli e Macchia, potrebbero essere «parte della tangente» per l’acquisto delle azioni.
Gli investigatori non prendono le parole di Di Caterina per oro colato e iscrizione «in concorso con persone allo stato non identificate» e perquisizioni di Pagani sono atti dovuti per verificarle con la Gdf di Milano, che ha già  lavorato su questo per la Procura del capoluogo lombardo e per quella della Corte dei conti. La Provincia acquisì il 15% della Serravalle a 8,9 euro per ciascuna azione che Gavio aveva comprato a 2,9. Un’operazione da 238 milioni (179 fu il guadagno di Gavio) che, secondo la Corte dei conti, era «priva di qualsiasi utilità » e che fu criticata dall’ex sindaco pdl Albertini e da altri che la legavano all’appoggio da 50 milioni di Gavio alla scalata dell’Unipol di Consorte alla Bnl. I pm milanesi hanno trasmesso ai colleghi di Monza la perizia sulla congruità  del prezzo redatta dai docenti universitari Mario Cattaneo e Gabriele Villa i quali, sebbene 8,9 euro fossero fuori mercato, giudicarono il prezzo «ragionevole» e «congruo» e frutto di «condizioni economicamente sostenibili» se lo si valutava nell’interesse della Provincia che ottenne la maggioranza della Serravalle. La Procura di Milano si orientò per l’archiviazione dell’inchiesta che, però, dopo 5 anni non è ancora stata chiesta.
Ieri il gip ha respinto la richiesta di scarcerazione (c’era il no dei pm) dei due indagati in cella, l’ex assessore Pasqualino Di Leva e l’architetto Marco Magni.


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