Sarkozy: « A Parigi la conferenza sul futuro della Libia »
È stata la Francia a prendere l’iniziativa, sei mesi fa, di riconoscere i ribelli del Consiglio di transizione e di dare il via con gli alleati americani e britannici alla missione militare poi diventata della Nato; Sarkozy si prepara adesso a raccogliere i frutti politici di un successo giunto in un momento insperato. Parigi punta a ospitare nelle prossime settimane una « conferenza internazionale di sostegno alla Libia » , e oggi il presidente francese accoglierà all’Eliseo il capo del governo di transizione Mahmoud Jibril, che ieri sera ha aggiunto al suo viaggio in Europa la visita al premier Silvio Berlusconi, a Milano e nella stessa giornata.
La Francia e gli europei puntano naturalmente a garantirsi posizioni di vantaggio nella ricostruzione del Paese e nei contratti per gli idrocarburi nordafricani, ma c’è anche la necessità immediata di garantire un passaggio alla democrazia il meno cruento possibile, evitando di ripetere l’errore di George Bush che proclamò « missione compiuta » al momento della caduta del tiranno, in quel caso Saddam Hussein. Il vicepremier britannico Nick Clegg lo ha detto ieri chiaramente, spiegando che « la Gran Bretagna è determinata a imparare la lezione dell’Iraq » e che « l’uscita di scena di Gheddafi non sarà la fine.
Sarà l’inizio, e noi non dovremo sottovalutare le sfide che ci attendono » . Per aiutare i ribelli a fondare una nuova Libia democratica e pluralista gli Stati Uniti hanno annunciato ieri che metteranno a disposizione del Consiglio di transizione tra 1 e 1,5miliardi di dollari di beni libici congelati perché appartenenti al clan Gheddafi ( la somma rappresenta circa la metà del denaro messo nelle banche americane dal regime crollato; il totale del patrimonio libico bloccato negli Stati Uniti ammonta a circa 37 miliardi di dollari). Il timore è che il Paese si spezzi tra la Tripolitania ( dove Gheddafi aveva fondato il suo potere) e la Cirenaica ( cuore della ribellione), e che le truppe vittoriose si abbandonino a rappresaglie e esecuzioni sommarie contro gli esponenti del vecchio sistema di potere. Per questo anche il segretario generale dell’Onu, Ban KiMoon, ha rivolto ai ribelli un appello « per la riconciliazione e l’unità nazionale » .
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