by Sergio Segio | 10 Agosto 2011 11:03
Almeno 273 persone sono state arrestate, 73 delle quali a Santiago, e 23 poliziotti sono stati feriti durante le manifestazioni di studenti e professori in varie città del Cile. Lo ha fatto sapere Rodrigo Ubilla, vice ministro dell’Interno del Paese. Cinque giorni fa durante una manifestazione vietata la polizia arrestò circa 900 persone. I dimostranti chiedono che la spesa per la scuola aumenti e che sia assicurata una educazione «libera ed egualitaria». Come nelle precedenti dimostrazioni, gli studenti hanno iniziato le marce in modo pacifico, sfilando e danzando. Gruppi mascherati hanno, però, dato il via alle violenze, tentando di sfondare le barriere della polizia per farsi strada verso il palazzo presidenziale. Auto sono state date alle fiamme, negozi saccheggiati, finestre rotte con lanci di sassi, mobili gettati nelle strade. La polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per respingere i dimostranti. Secondo la presidente dell’unione studentesca universitaria, Camila Vallejos, circa 150mila persone hanno preso parte alle manifestazioni Santiago dove il governo aveva negato il permesso. Ubilla ha invece fornito un bilancio minore, tra 70mila e 80mila studenti.
BARRICATE – La nuova sfida degli studenti, nella nona mobilitazione in tre mesi, ha dato luogo ad alcuni sporadici scontri. I manifestanti avevano allestito diverse barricate agli incroci, rimosse dalle forze dell’ordine, intervenute con l’utilizzo di getti d’acqua e gas lacrimogeni. Scontri e momenti di tensione si sono registrati anche quando alcuni giovani incappucciati si sono staccati dal corteo e hanno cercato di raggiungere il palazzo presidenziale, allestendo le barricate con del materiale edile.
Santiago del Cile, scontri studenti-polizia [1] [2] [3] [4] [5] [6] [7]
SCIOPERO DELLA FAME – Intanto 38 studenti hanno raggiunto la terza settimana di sciopero della fame, mentre manifestazioni di protesta si sono registrate anche in altre città cilene. Il braccio di ferro tra studenti e governo era arrivato al suo culmine giovedì scorso, quando scontri e atti di vandalismo si erano ripetuti nel corso di tutta la giornata. Oltre 800 persone erano state fermate e una quarantina di queste denunciate dopo un «cacerolazo», una forma di protesta che i cileni idearono durante la dittatura di Pinochet, che consiste nel fare rumore usando pentole e altri utensili da cucina. Gli studenti hanno iniziato questa mobilitazione a metà di maggio per chiedere che sia il governo ad amministrare l’educazione primaria e secondaria, che si proibisca alle istituzioni private di arricchirsi con l’istruzione e che venga garantito costituzionalmente il diritto ad un’educazione pubblica, gratuita di qualità
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