San Raffaele, indagato il direttore finanziario

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MILANO – Mentre Enrico Bondi nella sua nuova veste di “ristrutturatore” dell’Ospedale San Raffaele sfilava in pompa magna dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati, in altre aule della procura veniva sentito come indagato Mario Valsecchi, il responsabile dell’area amministrativa e finanziaria della Fondazione che controlla la struttura sanitaria e ormai sull’orlo del crac sotto il peso di debiti per un miliardo di euro. La procura lo ha indagato per falso in bilancio e false scritture contabili.
Fino ad ora non si era saputo di nessuna iscrizione e lo stesso Valsecchi era stato sentito più volte solo come persona informata sui fatti. Da ieri le cose non stanno più così, perché la vicenda sembra essersi complicata dopo che una gola profonda ha iniziato a parlare di strane operazioni societarie con fornitori conniventi.
Valsecchi da tempo occupava una posizione di notevole prestigio all’interno del San Raffaele e da tempo si stava battendo perché le operazioni finanziarie dell’ospedale venissero ricondotte a una gestione più oculata. Il deus ex machina di tutto è sempre stato don Luigi Verzè, padre padrone e fondatore dell’ospedale, mentre Mario Cal, morto suicida a metà  luglio, ne era il braccio esecutivo. Valsecchi era una sorta di direttore finanziario. Le deleghe che il consiglio della Fondazione gli aveva assegnato erano comunque ampie: «Negoziare e procedere all’apertura e alla chiusura di conti correnti bancari con banche italiane ed estere o l’amministrazione delle poste e telecomunicazioni determinando importo e condizioni delle eventuali operazioni di fido e modalità  di utilizzo dei conti correnti». A lui spettavano gli ordini di pagamento, affidare appalti e consulenze, siglare accordi superiori ai 500mila euro. Ora la procura vuole sapere da lui come si sia potuto arrivare a un buco da quasi un miliardo di euro. E soprattutto sapere se parte dei fondi dell’ospedale siano stati indirizzati a politici o semplicemente dissipati.
L’ultimo interrogatorio è stato condotto dal sostituto procuratore Laura Pedio che con il collega Luigi Orsi indaga sulla vicenda, proprio mentre i vertici della procura, il capo Bruti Liberati e l’aggiunto Francesco Greco, ricevevano una delegazione di avvocati (Francesco Gianni e il professor Alberto Alessandri) guidata da Enrico Bondi. La riunione ha avuto come fine quello di fare il punto sulla situazione dell’ospedale in seguito alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione, che ha portato all’ingresso degli uomini del Vaticano, candidatosi a salvatore delle sorti del San Raffaele. Bondi ha il compito di gestire le dismissioni e la ristrutturazione a fianco dell’esperto di sanità , Renato Botti.
I nuovi amministratori hanno chiesto ulteriore tempo alla procura per poter portare a termine un esame approfondito sulla situazione finanziaria. I pm, infatti, erano già  pronti a chiederne il fallimento, in quanto i vari tentativi di salvataggio si erano dimostrati inefficaci. Prima era stato proposto un piano delle banche, poi quello delle grandi famiglie milanesi sfociato in una offerta maggioritaria del solo gruppo Rotelli svanito anch’esso di fronte alla discesa in campo del Vaticano. Eppure di fronte a tante offerte di salvataggio, nessuno finora ha mai messo sul tavolo i soldi necessari per assicurare il pagamento completo dei fornitori esposti per oltre 480 milioni di debiti. Motivo per il quale si stanno cercando ora delle soluzioni alternative, come il concordato fallimentare. Il termine è fissato per il 15 settembre, al termine della pausa feriale, data in cui scade l’ultimatum fissato dalla Procura e dal presidente della Sezione Fallimentare, Filippo Lamanna, per presentare un piano di salvataggio altrimenti verrà  chiesto il fallimento.


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