Ricchi o poveri, così Sant’Egidio aiuta gli anziani di Roma

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Anziani soli, poveri e ricchi. Non fa differenza. Ma d’estate, quando le città  si svuotano e pure il mercato sotto casa chiude per ferie, alla tristezza si aggiunge l’angoscia. «Ho fatto l’abitudine alla solitudine, ma è quasi Ferragosto e ho paura di sentirmi male», dice di un soffio Susanna, 78 anni, trascinandosi dietro il carrello con la scorta alimentare. Come lei in tanti, di ogni condizione sociale e di cultura, si rivolgono in questi giorni a Sant’Egidio. Che dopo l’estate torrida del 2003 (in Europa morirono 70mila persone per il caldo, in Italia la polemica per l’ordinanza dell’allora ministro alla Salute, Gerolamo Sirchia: «Contro l’afa? Anziani al supermarket»), ha messo in piedi per l’occasione una vera rete di quartiere, costruita con un passaparola tra portieri, commercianti e vicini di casa.

«Abbiamo apprezzato moltissimo il vostro interessamento, fatto di telefonate al nostro indirizzo con la richiesta del nostro stato di salute – scrive Vittorio, 91 anni, ex geometra – . Un pensiero gentile che compensa la solitudine di questa nostra grande città  e ci ricorda che non siamo soli… ». Elena, invece, è stata appena dimessa dalla clinica di riabilitazione e non vuole andare in un istituto: «Non mi sono sposata per preservare la mia libertà , figuriamoci se mi faccio rinchiudere in un ospizio», sottolinea in una lettera. Mentre Maria chiede aiuto per il computer ricevuto in regalo dal nipote: «Mi stanno uscendo delle foto di donne nude e altre zozzerie mentre navigo in Internet! Mi vergogno di chiamare qualcuno… ».

«I portieri sono le vere sentinelle del disagio delle persone over 75 anni, soli in casa proria», spiega Olga Madaro, 48 anni, assistente sociale e coordinatrice insieme ad una altra collega del progetto sperimentale Viva gli anziani e la campagna Sole sì, soli no. Tre i rioni a Roma in rete: Trastevere, Esquilino e Testaccio. Dodici gli operatori, molti stranieri. Cinquemila gli anziani «coccolati»: soli o in compagnia, fragili o non, ricchi o poveri. I consigli per difendersi dal caldo o dal freddo, notizie sulle visite specialiste gratuite, le vaccinazioni, il buono casa, nonché inviti per le feste di piazza per sensibilizzare i quartieri a dare una mano.

Ed è stato proprio in una di queste manifestazioni che Sant’Egidio ha scoperto Cesarina. Una nonnina di 80 anni con pochi problemi di salute ma i suoi vicini di casa non la sopportano. Il motivo? L’ossessione del ladro, che lei vede ovunque e lo incolpa di ogni cosa che non trova. «Ecco, mi ha rubato la patata che avevo messo a bollire….», si lamenta. E quando chiedi spiegazioni, risponde serafica: «Chi è stato? Il portiere!». La nonnina, ex cameriera, vive sola in due stanzette nella parte alta di Trastevere. Un cancello con il codice al campanello e quei sessanta scalini addossati a una rupe che farebbero fatica a chiunque. Amelia, invece, all’inizio era diffidente: con gli operatori per mesi ha parlato dalla finestra. Poi è diventata amica della negoziante di fronte e ha aperto la casa a Sant’Egido. Pochi giorni fa prima di partire per le ferie, ha telefonato per avvisarli. Ora quella finestra è chiusa, con una catena.

Matteo, invece, è un ex architetto. La sua casa è lustra ma è la solitudine a pesare. Come quando ha dovuto subire un intervento chirurgico all’anca. Per fortuna, qualche giorno prima di andare in clinica, Olga l’ha chiamato per gli auguri di compleanno e ha saputo. Così l’operatrice ha potuto aiutarlo: non poteva muoversi e non ha amici, solo una sorella anziana che vive altrove. Non sapeva come fare per presentare la domanda per la pensione di invalidità . Ci ha pensato Sant’Egidio.


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