Regioni, tagliati i consiglieri. Via i mini-enti
ROMA – Le assemblee regionali di Puglia e Lazio che passano da più di 70 a 50 consiglieri. Quelle di Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Umbria inchiodate al massimo a 20 eletti. La Toscana che si riduce fino da 55 fino a 40. Il tutto, con criteri precisi legati al numero di abitanti. È pesante la cura dimagrante che il governo chiede alle Regioni. Una prescrizione più difficile da far digerire per le 5 regioni a statuto speciale che, se accogliessero i criteri della manovra, dovrebbero decurtare i loro consiglieri: l’assemblea siciliana passerebbe da 90 a 50 membri, il Trentino Alto Adige andrebbe da 80 a 30. Intanto, però, la manovra va a toccare le altre 15 Regioni, i loro consiglieri (emolumenti ridotti e stipendio legato alle presenze) e i loro assessori (massimo un quinto dei consiglieri). Provvedimenti che fanno parte di quel sostanzioso capitolo legato ai costi della politica grazie al quale il governo prova ad alleggerire il peso della manovra.
I calcoli del ministro Roberto Calderoli parlano di ottantasettemila poltrone sfilate da sotto al sedere di altrettanti amministratori, consiglieri di Regione, presidenti di Provincia e svariate migliaia di dipendenti di questi enti che spariranno o vedranno drasticamente ridotti i loro numeri.
«Con la manovra – spiega il titolare della Semplificazione – si prevede una riduzione di quasi 50.000 poltrone politiche elettive. All’inizio di questa legislatura gli amministratori di Regioni, Province e Comuni erano 140.000 e con i vari interventi, compresa la manovra di oggi, a conclusione dei rinnovi elettorali passeremo a 53.000, con una riduzione di 87.000: un taglio superiore al 60%», annuncia il ministro. Il rapporto tra amministratore locale e cittadini diventerà «più sostenibile, passando da 1 a 428 a uno ogni 1100 cittadini».
A subire maggiormente il taglio saranno le Province: dovrebbero saltarne 29 (e rispettive prefetture), meno delle 38 ipotizzate due giorni fa. Salve Siena e Matera, soppresse, invece, Trieste e Benevento. In bilico Pistoia. Il criterio che le salverà o le farà scomparire è legato alla popolazione (via quelle sotto i 300.000 abitanti) ma anche all’estensione (salve quelle sopra i 3.000 km quadrati). E proprio quest’ultimo requisito ha consentito il salvataggio di Sondrio, città natale di Giulio Tremonti. Un caso? Non per Pd e Idv che ipotizzano «il gioco delle tre carte, un trucchetto o una manina» che nella notte ha aggiunto proprio il criterio “salva-Sondrio”.
E se per con la manovra verranno accorpati circa 1970 comuni sotto i mille abitanti che saranno così soggetti alle “unioni di municipi”, diversi tagli sono previsti anche per gli enti. I membri del Cnel, ad esempio, ente costituzionale che si occupa di economia e lavoro, scenderanno dagli attuali 120 a 70. Un taglio netto subiranno anche i cosiddetti “mini enti”, quelli sotto i 70 dipendenti. A rischio la storica Accademia della Crusca a Firenze, l’istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana. E nella stessa situazione ci sarebbero anche l’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente, l’Agenzia per il Terzo Settore, il museo storico della Fisica e quel che resta del Coni dopo la privatizzazione dell’ente.
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