by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 6:29
ROMA — «Morto, inconsistente, insussistente», scandisce furioso Roberto Formigoni al termine dell’incontro a Palazzo Chigi tra Regioni, enti locali ed esecutivo. Secondo il governatore della Lombardia con la manovra bis il governo ha messo una croce sopra al federalismo fiscale. Le sue parole scatenano la reazioni leghiste. «Sbaglia completamente», anzi — dissente il ministro Roberto Calderoli — Comuni e Province hanno chiesto di accelerare e «il governo ha dato disponibilità », come annuncerà poi Tremonti al termine del Consiglio dei ministri. Il leader del Carroccio, Umberto Bossi, si limita a smentire seccamente: «Ma no, ma no. La raccontano male. Sono cattivi».
Da giorni gli amministratori chiedevano un incontro al governo e si era aperto da poco il tavolo quando Bossi rassicurava: tra le misure anticrisi previste c’è anche l’ipotesi di «anticipo del federalismo fiscale». Eppure la «manovra per aggiuntivi 20 miliardi per il 2012 e di 25 miliardi nel 2013» ha allarmato la delegazione. «Siamo alla terza manovra e già quella del 2010 pesava molto sulle Regioni. Non capisco cosa si anticipi. Le Regioni hanno detto con chiarezza che già la manovra di luglio affossava il federalismo», è un Formigoni seccato a riportare le cifre alla fine dell’incontro: ai trasferimenti saranno decurtati di 6 miliardi nel 2012 e di 3 miliardi nel 2013. E i dettagli: 1,7 miliardi in meno ai Comuni, 700 milioni alle Province, 3,6 miliardi alle Regioni. Si dovrà procedere tagliando i costi della politica, ma anche riducendo le Province (via le 36 sotto i 300 mila abitanti, si saprà in serata) e accorpando i Comuni (1.970 sotto i mille residenti), oltre che con la liberalizzazione dei servizi pubblici locali e le privatizzazioni.
La condanna è senza appello. Sindaci e governatori, al di là delle fazioni politiche, concordano nel definire la manovra «iniqua» e «depressiva». Vasco Errani, che guida la Conferenza delle Regioni, è preoccupato per l’erogazione dei servizi, dalla sanità ai trasporti pubblici e «per la coesione sociale». Il presidente della Toscana accusa: «I tagli sono frutto degli errori del governo». A guidare il fronte degli scontenti anche un altro esponente della maggioranza come il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che è pronto alla «mobilitazione» perché la sforbiciata porterebbe via alla Capitale 270 milioni di euro in due anni. Per il presidente della Provincia Nicola Zingaretti la manovra proposta è «macelleria sociale». «La mazzata finale ai servizi ai cittadini», gli fa eco il sindaco di Reggio Emilia e vicepresidente dell’Anci, Graziano Delrio. Di segno contrario la reazione del governatore del Piemonte, Roberto Cota, che invita al senso di responsabilità : «Non possiamo sottrarci».
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