Regioni e Comuni, 9 miliardi di tagli

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ROMA – «Inaccettabile, molto pesante, molto iniqua» per Gianni Alemanno, sindaco di Roma. «Una schifezza» per Legautonomie. «Da stato di guerra» per l’assessore siciliano Mario Centorrino, inviato dal governatore Lombardo all’incontro con il governo. Nella galassia delle reazioni negative alla manovra bis, gli enti locali si muovono con nervosismo. Tra i più insoddisfatti – molti di area Pdl – Roberto Formigoni, governatore della Lombardia: «I tagli previsti dal governo per il 2012 per i trasferimenti agli enti locali ammontano complessivamente a 6 miliardi: 1,7 miliardi sono a carico dei Comuni, 0,6 delle Province, 1,6 a carico delle Regioni a statuto ordinario e 2 per quelle a Statuto speciale». E per il 2013 altri tagli per 3,5 miliardi. Il risultato per Formigoni è netto: «Oggi possiamo dire ufficialmente che il federalismo fiscale è morto». Il ministro Calderoli gli risponde dandogli torto e ricordando che «Comuni e Province hanno fortemente richiesto un’anticipazione al 1° gennaio 2012 dell’attuazione completa del federalismo comunale e provinciale».
Anche Bossi risponde al governatore sulla fine del federalismo fiscale caro alla Lega: «Ma no, ma no. La raccontano male. Sono cattivi». Con Tremonti il botta e risposta è alla riunione governo-enti locali: «Abbiamo chiesto conferma – racconta Formigoni – al governo dell’accordo sui fondi Fas, ma non ci è stata data alcuna conferma. Tremonti ha risposto che “la cosa è in discussione. Non siamo in grado di garantire questa parte “, mettendo in dubbio la difesa del suolo». Anche Luca Zaia, presidente veneto di fede leghista, fa i suoi conti: «A noi spetta una manovra da lacrime e sangue – ha detto Zaia – del valore di 150 milioni di euro. In un momento di difficoltà  dove si fatica a chiudere i conti servirà  un bilancio rigorosissimo per raggiungere il riequilibrio di bilancio nel 2013». Il presidente della Toscana Enrico Rossi parla di «vero disastro sociale. La manovra colpisce regioni ed enti locali. È il momento che le opposizioni e il Pd per primo presentino una manovra alternativa, un attimo dopo che il governo avrà  presentato la sua». Nichi Vendola, governatore della Puglia, parla di «atto di guerra contro l’Italia: saremo costretti a una devastante riduzione di servizi sociali e diritti. Occorre una reazione durissima».
Prima ancora sia ufficializzato l’accorpamento delle Province al di sotto dei 300 mila abitanti, la manovra è definita «depressiva e iniqua» da Giuseppe Castiglione, presidente dell’Unione Province italiane che aggiunge: «sarebbe paradossale abolire le Province quando poi ci sono Regioni assai più piccole». Da Legautonomie, il presidente Marco Filippeschi definisce la manovra «una schifezza. È un’ingiustizia che si ripete e che tramite gli enti locali si scarica sui cittadini, direttamente e brutalmente». Dall’Anci il vicepresidente Graziano Delrio si dice «sconcertato». Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma, parla di «macelleria sociale verso gli enti locali. Questi stanziamenti sono stati già  ridotti all’osso e ridurli ancora, peraltro con percentuali elevatissime, significa scardinare quasi completamente qualsiasi intervento sociale nei confronti dei più deboli. Tutto ciò è inaccettabile». E per una volta Zingaretti si trova sulla stessa linea di Alemanno: «I tagli per Roma sono 270 milioni. Cento – dice il sindaco – derivanti dalla manovra precedente e 170 da quanto annunciato. Una cifra assolutamente insostenibile».


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