Recessione sempre più vicina le Borse sprofondano, Milano -6%

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MILANO – Una giornata di ordinaria follia. Con la palla degli scambi che rimbalza dagli Stati Uniti al Vecchio Continente, paralizzato dallo spettro della recessione. E a poco servono le parole rassicuranti del presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy perché il tentativo di rimbalzo delle Borse viene spazzato via dai dati americani sulla produzione manifatturiera e sulla disoccupazione: la prima è crollata ai minimi da marzo 2009, la seconda è cresciuta più delle stime. Un pugno nello stomaco per i mercati che in una sola seduta bruciano 298 miliardi: Milano (la peggiore) perde il 6,15%, Francoforte il 5,82%, Londra il 4,49%. Con Wall Street che crolla in apertura senza riuscire a riprendersi. Il Dow Jones chiuderà  a -3,68%.
A scatenare le vendite fin dal mattino sono state le nuove preoccupazioni sulla solidità  delle banche europee: secondo il Wall Street Journal, la Federal Reserve ha avviato il monitoraggio dei livelli di finanziamento delle filiali Oltreoceano dei grandi istituti del Vecchio Continente. Con il timore che il sistema non sia in grado di tenere. Poi è arrivato il nuovo report di Morgan Stanley che ha tagliato le stime della crescita globale dal 4,2% al 3,9% per il 2011 e dal 4,5% al 3,8% per l’anno prossimo aggiungendo che Europa e Stati Uniti si muovono pericolosamente verso la recessione «a causa degli errori fatti nelle politiche economiche dagli Usa e dai paesi europei». Ma Barack Obama rassicura: «Non credo ci sia il rischio di una nuova recessione». E così Van Rompuy: «C’è un generalizzato rallentamento dell’economia, ma non nessuna recessione in vista». Ma sullo sfondo di un’altra seduta all’insegna delle vendite c’è anche la possibile introduzione di una tassazione sulle transazioni finanziarie – la cosiddetta Tobin Tax – che già  martedì aveva depresso Londra e Francoforte. E sono tanti i trader a osservare come «ogni volta che i governi cercano di contrastare il ribasso, questo riprende con più vigore». A dimostrazione che per i mercati la credibilità  delle istituzioni è in continuo calo. Anche perché al di là  dei proclami di facciata l’economia reale non fa passi avanti: l’indice Fed di Philadelphia, che monitora l’attività  del comparto manifatturiero nel distretto orientale americano, ad agosto sprofonda sotto zero: -30,7 dopo il +3,2 di luglio. Cui si aggiunge un’impennata dell’inflazione (+3,6%).


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