Rapiti quattro giornalisti italiani ostaggi degli uomini di Gheddafi
Quirico, Rosaspina, Monici e Sarcina. Sono i quattro inviati italiani rapiti e malmenati ieri mentre da Zawiya, l’ultima città liberata dai ribelli prima di Tripoli, cercavano di raggiungere la capitale libica. Secondo le ultime notizie, raccolte dalla Farnesina e dall’Avvenire, il giornale di Claudio Monici – che è riuscito a mettersi in contatto con i suoi colleghi, mentre in serata Quirico è riuscito a chiamare la famiglia – stanno bene, si trovano in un appartamento non lontano dall’Hotel Rixos e dal bunker di Gheddafi sotto sequestro di un gruppo di soldati lealisti. Il rapimento, come ha raccontato Monici al suo giornale, è avvenuto nella mattinata di ieri fra le dieci e mezzogiorno. La loro auto è stata fermata da un banda di criminali comuni che li ha costretti a scendere e gli ha rubato portafogli, telefoni satellitare e computer. L’autista libico sarebbe stato subito ucciso mentre i quattro giornalisti sono stati consegnati ad un gruppo di soldati delle truppe di Gheddafi.
La conferma che Domenico Quirico (La Stampa), Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina (Corriere della Sera), insieme a Claudio Monici (l’Avvenire), erano stati rapiti si è avuto ieri sera verso le diciannove quando a Monici è stato concesso dal proprietario della casa dove sono sequestrati di usare un telefono satellitare per una unica chiamata al giornale. «La situazione è tesa – ha detto Monaci – in città proseguono i combattimenti, sentiamo sparare vicino alla casa».
In seguito il console italiano a Bengasi, Guido de Sanctis, dopo essere riuscito a mettersi in contatto con uno dei giornalisti ha detto che «stanno bene» e, al tramonto dopo la scadenza del Ramadan, «sono stati rifocillati con cibo e acqua». Secondo il console, dalle descrizioni che ha ricevuto, l’appartamento nel quale si trovano sta tra Bab Al-Aziziya e l’Hotel Rixos perché dalle finestre vedono un grosso centro commerciale che apparteneva ad Aisha, la figlia di Gheddafi. Sempre il console ha detto che va «interpretato come un buon segno» il fatto che all’inviato dell’Avvenire sia stato concesso di fare una telefonata e che i quattro inviati sono trattati bene da quando si trovano nell’appartamento.
Il presidente Napolitano segue costantemente l’evolversi della situazione mentre alla Farnesina il ministro degli Esteri Frattini e l’Unità di crisi stanno cercando di ricostruire nel dettaglio le circostanze nelle quali si è verificato il sequestro e lavorano per la soluzione più rapida possibile della vicenda. L’Unione europea, attraverso il portavoce della responsabile per la politica estera Catherine Ashton, ha chiesto «l’immediato rilascio dei quattro rapiti» manifestando «preoccupazione» per le notizie relative al loro sequestro. Mentre Amnesty International parla di «ennesimo crimine internazionale» e ribadisce il suo fermo «no» a «usare i giornalisti come merce di scambio». In serata il comitato di redazione del Corriere della Sera ha rilasciato un comunicato nel quale si sottolinea: «Viviamo ore di profonda angoscia per i nostri due colleghi e per gli inviati degli altri due quotidiani italiani sequestrati oggi in Libia. Siamo vicini alle famiglie dei quattro giornalisti rapiti e a tutti i colleghi che, come noi, attendono con ansia la loro liberazione. Confidiamo nell’intervento delle autorità competenti e di chiunque sia in grado di attivarsi perché i quattro inviati possano al più presto tornare in libertà ».
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