“Un governo per salvare l’euro”

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PARIGI – Toni solenni, gesti cordiali, sorrisi d’intesa, e soprattutto un pacchetto di proposte comuni. I due guardiani dell’euro Angela Merkel e Nicolas Sarkozy si mostrano uniti più che mai, nella speranza di riconquistare la fiducia dei mercati. Con la crisi dei debiti sovrani che ha colpito il cuore dell’Europa, l’asse franco-tedesco è obbligato a rinsaldarsi. «Ribadiamo la nostra assoluta determinazione a difendere l’euro» ha detto il presidente francese nell’atteso vertice all’Eliseo, mentre la cancelliera tedesca, spesso attaccata per le sue posizioni poco solidali, ha ribadito con slancio: «L’euro è il nostro futuro e la base del nostro benessere».
Ma il tempo stringe. Già  oggi Merkel e Sarkozy invieranno una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman van Rompuy, per avviare una discussione su una serie di misure definite “urgenti”: la creazione di un governo dell’Eurozona, guidato da Van Rompuy, la tassazione delle transazioni finanziarie, l’introduzione della “regola d’oro” per l’equilibrio dei bilanci. Sulle riforme più impegnative, però, hanno prevalso le perplessità  di Berlino. Niente varo degli eurobond, né rafforzamento del Fondo Salva-Stati creato il 21 luglio scorso. Sarkozy, che si è allineato alla posizione della Germania, ha giudicato infatti «sufficienti» gli attuali 440 miliardi di euro in dotazione al Fondo incaricato di aiutare i paesi in difficoltà  dell’Eurozona. Bocciate anche le obbligazioni europee, reclamate da alcuni governi, compreso quello italiano. «Nella situazione in cui ci troviamo oggi non sono la soluzione» ha detto la Merkel. Germania e Francia, ha aggiunto Sarkozy, non possono garantire il debito di tutti senza averne il controllo. «Questo andrebbe a minare la credibilità  dei nostri paesi e metterebbe a rischio la zona euro» ha spiegato il presidente francese, convinto che gli eurobond rappresentino la fine e non l’inizio del nuovo processo di integrazione economica battezzato ieri.
Parigi e Berlino propongono invece «un vero governo economico» e regole vincolanti su debito e deficit da inserire al più presto nella Costituzione di ciascuno dei 17 paesi membri. Al nuovo Eurocouncil parteciperanno i capi di Stato e di governo. L’organismo, che dovrebbe essere una cabina di pilotaggio con compiti di vigilanza sull’applicazione del rigore finanziario, dovrebbe riunirsi due volte all’anno ed eleggere «un presidente stabile» per un periodo di 30 mesi. Il primo nome che è stato fatto per ricoprire questa carica è quello di Van Rompuy.
Sul fronte della gestione dei conti pubblici, Francia e Germania chiedono invece di inserire nella Costituzione di tutti i paesi dell’Eurozona un vincolo che obblighi a raggiungere il pareggio di bilancio. Un dispositivo che già  esiste in Germania, mentre in Francia, e anche in Italia, se ne comincia a discutere. L’auspicio, hanno sottolineato Merkel e Sarkozy, è che ciò avvenga entro l’estate del prossimo anno. «L’unione monetaria non implica solo diritti, ma anche “impegni” e “rispetto di regole», ha sottolineato il presidente francese, citando gli sforzi finanziari di Italia e Spagna come «decisioni molto importanti per la credibilità  della zona euro».
Infine, la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. Un’idea fissa di Nicolas Sarkozy, che ha voluto fosse inserita tra i punti dell’agenda per la presidenza francese del G20. All’affollata conferenza stampa, è seguita una cena di lavoro tra Sarkozy e Merkel per definire meglio il cammino del piano franco-tedesco per salvare l’euro. Potrebbe non bastare. Ma i tempi della politica, ripetevano ancora ieri i consiglieri dell’Eliseo, non sono quelli dei mercati.


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MODELLO TEDESCO
L’idea di introdurre nella costituzione italiana una norma che vincoli lo stato al pareggio di bilancio, annunciata venerdì da Berlusconi e Tremonti con altre misure per tamponare la crisi del debito, segue un pressante «suggerimento» tedesco. La Germania è stato il primo paese dell’Unione a adottare una norma simile nel maggio 2009, e raccomanda di seguire il suo esempio. Pare che questa sia stata la condizione per convincere la Bundesbank a deporre le sue resistenze all’acquisto di Btp italiani da parte della Banca centrale europea, per sostenerne il corso.

LA RIDUZIONE DEL DANNO

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Se non li puoi convincere, confondili. È la legge di Truman. Berlusconi e Tremonti, ormai svuotati di spessore politico, la applicano alla manovra con rigore scientifico. Dopo quattro tentativi miseramente falliti in appena due mesi, spunta ora la quinta versione del decreto anti-crisi. Già  questa abnorme bulimia quantitativa sarebbe sufficiente a giudicare disastrosa l’azione del governo. Ma quello che stupisce, e indigna di più, è la totale schizofrenia qualitativa delle misure messe in campo.

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