QUELLA FIACCOLA CHE ALLUNGA LA VITA ALLO «STATISTA»

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Almeno per ora». Piuttosto, Silvio Berlusconi affronti la prova «da statista», e l’opposizione non provi a «scommettere sul disastro del paese per liberarsi del suo odiato avversario». Reprimenda, quest’ultima, che manda su tutte le furie il segretario del Pd Pierluigi Bersani, che in aula se la prende per «l’insulto sanguinoso» di un «autorevole commentatore».
Fermi tutti, almeno per ora, dice dunque il Corriere e quel «per ora» basta al governo a sentirsi con le spalle un po’ più coperte. Dimenticare le borse («inseguire i nervosismi del mercato finisce per alimentarli», dice il premier), far finta che non è successo niente, carezze e abbracci a Tremonti, tutti amici come prima e parole felpate nei confronti dell’opposizione, «rimbocchiamoci tutti le maniche», che detto a Bersani sembra pure un po’ sfottente. Più che l’effetto de Bortoli è, ancora una volta, l’effetto Giorgio Napolitano. Dal Colle è sceso martedì il nuovo appello alla concordia (ripreso largamente ieri a Montecitorio dal presidente del consiglio), con l’invito a allestire un tavolo nazionale per la crescita. E’ ancora il direttore del Corriere della sera a rilanciare, concludendo il suo editoriale di ieri: «Si ascoltino le parole del presidente Napolitano, unica fiaccola nel buio estivo della nostra politica». Parole praticamente identiche a quelle scritte un paio di settimane fa dal Sole 24 ore, il quotidiano di Confindustria dal quale il capo dello stato aveva lanciato la proposta del tavolo per la crescita con le parti sociali, proposta prontamente fatta propria da queste ultime. Se è a Berlusconi che il Corriere chiede di «pensare al paese», è al presidente della repubblica, la fiaccola nel buio, che i cosiddetti poteri forti consegnano direttamente, «almeno per ora», la guida del paese, incoraggiando ulteriormente il protagonismo del Quirinale. Almeno per ora, a Silvio Berlusconi va bene così, per provare a galleggiare all’ombra del Colle. Dovrebbe andare meno bene all’opposizione (non a Pierferdinando Casini, che propone anche una commissione bipartisan per la crescita), e il nervosismo di Bersani ieri in aula sembrava tradire un qualche imbarazzo. Tanto che la risposta all’appello del presidente è stata a dir poco contorta («abbiamo le nostre proposte… ma sarei per le elezioni… ma se Berlusconi fa un passo indietro…). E mentre si moltiplicano gli appelli a nuovi sforzi e sacrifici per uscire dalle secche della crisi, la politica, commissariata, affonda nella palude. Almeno per ora.


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