“Tassa sulle sigarette al posto dei ticket”

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ROMA – Alla fine, tutti salutisti. Tassare le sigarette fa bene, contrasta il tabagismo, previene brutte malattie. In una parola: è un deterrente. Al fumo, ma anche alle proteste dei cittadini, al caos nei consigli regionali, alle tensioni tra governo e governatori. Incapaci finora di trovare risorse per impedire l’aumento dei ticket, scattato con l’approvazione della manovra. E dunque sempre più inclini al piano B: colpire le bionde.
Così, la proposta di Umberto Bossi di recuperare con una nuova tassa sul fumo i 381 milioni di euro che servono, almeno per il 2011, a dispensare chi ricorre agli ospedali per visite e analisi o al pronto soccorso in codice bianco dal pagare 10 e 25 euro in più, trova tutti d’accordo: presidenti di Regioni bipartisan, ministri, e forse anche il governo che questa mattina, in Consiglio dei ministri, esaminerà  la proposta di aumentare l’accisa sul tabacco per sterilizzare i rincari. Almeno è quanto promesso da Raffaele Fitto, ministro per i Rapporti con le Regioni, e Ferruccio Fazio, ministro della Salute, ieri sera al presidente Vasco Errani che aveva sostenuto, a nome della Conferenza delle Regioni, l’idea leghista. In ogni caso, governo e Regioni si rivedranno questo pomeriggio, per trovare una soluzione.
Le uniche forti contrarietà  al caro-fumo vengono dai tabaccai. Una «disfatta assoluta», un «gravissimo danno alle casse dello Stato», una «follia» che alimenterà  il contrabbando a livelli pari a «oltre il 30% del mercato illegale come in Francia e in Gran Bretagna», l’acquisto di sigarette online e oltreconfine, lasciando inalterato il numero dei fumatori. «Sostituire i ticket sanitari con una tassa sul tabacco? Non so se sia più demagogico o folle», si indigna Giovanni Risso, presidente della Federazione italiana tabaccai. Che va oltre: il calo del gettito erariale dai tabacchi «sarebbe tanto e tale che i ticket potrebbero addirittura dover aumentare». Anche perché, continua il ragionamento, «un aumento della fiscalità  sul tabacco si tradurrebbe in un aumento del prezzo al pubblico pari a due euro a pacchetto, centesimo più, centesimo meno».
Al contrario, Vasco Errani parla di un ritocco «di pochi centesimi». Secondo Enrico Rossi, presidente della Toscana (Pd), solo «20-25 centesimi» in più a pacchetto, ribadendo il motto ripetuto anche dai colleghi: «Paghi il tabacco per la salute». «L’unica soluzione possibile», per Michele Iorio, presidente del Molise (Pdl). «Tassa giusta ed educativa», per Renata Polverini, presidente del Lazio (Pdl). Ignazio Marino, senatore Pd e presidente della commissione sul Servizio sanitario nazionale, fa un calcolo: «Se applicassimo una tassa di 50 centesimi, in un anno riusciremmo a ottenere quasi un miliardo e mezzo di euro, per la precisione 1.464.380.000 euro, per finanziare il nostro Servizio sanitario nazionale, senza alcun bisogno di ticket sulle analisi o sull’accesso al pronto soccorso che in un anno necessita di una copertura pari a 384 milioni di euro».
I fumatori in Italia sono 11,8 milioni e consumano 13,6 sigarette al giorno (dati dell’Istituto superiore di sanità ). Per loro, gli aumenti sono scattati già  dal 23 luglio, 10 centesimi in più a pacchetto per le principali marche, comunicavano i Monopoli di Stato. In un anno (da luglio 2010 a luglio 2011) i prezzi delle bionde sono cresciuti del 3,8% (fonte Istat). Rispetto a giugno, dell’1,3%.


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