“Taglieremo, ma non siamo casta” Parlamento a dieta per 270 milioni

by Sergio Segio | 2 Agosto 2011 6:49

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ROMA – È una specie di paradosso, ma rincuora molto i deputati italiani sotto attacco per i privilegi e gli sprechi. Ebbene, sono i meno costosi d’Europa, nel senso che il costo medio mensile per ogni parlamentare è di 20.486 euro: in Francia, Germania, Gran Bretagna o a Strasburgo la spesa per ciascun parlamentare è maggiore. Il questore Francesco Colucci illustra ieri in aula i tagli (151 milioni che la Camera conta di fare in tre anni), e dà  anche notizia dello studio comparato. La cosa funziona così: i deputati italiani si mettono in tasca di più (13.947 euro al mese) però devono pagarsi i collaboratori; negli altri paesi i servizi sono a carico dell’amministrazione. In Germania, ad esempio, un parlamentare ha diritto fino a 7 collaboratori: quindi gli italiani risultano meno dispendiosi considerando il costo “tutto compreso”.
Oggi si votano i bilanci di Camera e Senato, e nel dibattito iniziato ieri quella della comparazione è l’autodifesa più riuscita. Senatori e deputati hanno scatti di orgoglio: «Mi sento braccato, un accattone… sono un parlamentare che vuol lavorare», è lo sfogo di Giuseppe Astore. Che lancia strali: «Vi sembra giusto che questo Senato abbia 4 vice presidenti e 12 senatori segretari e, nel merito di assistenti e collaboratori, abbiamo avuto lettere dall’ufficio del lavoro qui, nel cuore dello Stato?». Difese e proteste. Renzo Lusetti a Montecitorio cita Einstein: «È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio». Pregiudizio di cui Lusetti si sente vittima. A Palazzo Madama, Paolo Giaretta chiede uno scatto di orgoglio a Schifani (ma anche a Fini), e di rettificare la storia del trattamento sanitario privilegiato che costerebbe 10 milioni alla comunità : «Solo silenzio da parte vostra, mai un intervento a difesa dell’onorabilità  dei parlamentari».
Per il resto, il dibattito sui risparmi è aperto. Tanto che al Senato il Pd subordina l’ok al bilancio a un ordine del giorno in cui chiede una “manovrina” aggiuntiva con risparmi per altri 100 milioni. Schifani ne ha promessi 120 milioni in tre anni. Dove fare altri tagli? È un festival di proposte. Da quelle più ponderate (si parla da mesi di abolire i vitalizi e introdurre dalla prossima legislatura il sistema contributivo) a quelle più estemporanee (dimezzare la diaria se il senatore abita entro 100 chilometri da Roma). Più trattenute: non solo l’assenza dall’aula, ma anche quella dalle commissioni deve prevedere una ritenuta di 220 euro al giorno. È l’indicazione dell’odg del Pd alla Camera che chiede inoltre un tetto per i biglietti aerei; adeguamento di ristorante e barberia ai prezzi di mercato o soppressione; rimborsi al 50% forfettari, il resto solo con note giustificative; quota di solidarietà  dai vitalizi in corso. Nei 44 ordini del giorno di Palazzo Madama si va dai dipietristi che vogliono «la soppressione subito di ogni vitalizio» ai Radicali che chiedono il sistema di voto con impronta digitale come alla Camera per evitare i “pianisti”», fino alla chiusura del ristorante e all’uso di voli low cost. Emma Bonino, leader radicale, sollecita ad aderire all’anagrafe degli eletti e ricorda: «Dovremmo essere in grado di distinguere tra costi della politica e costi della partitocrazia».

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