by Sergio Segio | 5 Agosto 2011 7:01
Il razzo si è inabissato nel nulla, ma la Libia cerca di centrare l’obiettivo e far paura almeno a parole. Sono passate quasi 24 ore dal momento in cui la fregata italiana Bersagliere, di pattuglia al largo delle coste di Zlitan, ha evitato un razzo libico, ma il portavoce del governo di Tripoli, Mussa Ibrahim, non ci pensa due volte a cambiare versione per minacciare l’Italia. A un cronista della tv statunitense Cnn in Libia Ibrahim ha detto infatti ieri mattina che il razzo era puntato proprio sulla fregata italiana. «Abbiamo delle capacità sorprendenti che non intendiamo usare – dichiara a posteriori Mussa Ibrahim – Ma il nostro esercito è ancora molto forte. Non abbiamo utilizzato tutta la nostra potenza militare». Ancora una volta, dunque, il regime di Gheddafi lascia intendere di voler colpire l’ex alleato, ora considerato il peggior traditore. È una minaccia che i vertici militari italiani non sottovalutano, ma considerano poco attuabile. Del resto lo stesso portavoce del governo libico mercoledì in serata aveva dichiarato in modo categorico: «Non abbiamo lanciato alcun missile sulla fregata italiana Bersagliere».
La Difesa italiana argomenta l’inconsistenza della nuova versione del regime. «Solo propaganda – dice il ministro La Russa – per alimentare nel nostro Paese una posizione contraria alla missione italiana in Libia. Ho ascoltato i nostri vertici militari e mi sono rigorosamente attenuto alla loro valutazione. La distanza di due chilometri tra la caduta del razzo e la nave Bersagliere risulta incompatibile con le affermazioni propagandistiche di Gheddafi». «Non escludo che possa esserci una minaccia – ha concluso il ministro della Difesa – ma in questo caso l’aver mancato il bersaglio di due chilometri significa che le grandi forze armate di cui parla Gheddafi non esistono». «Fanno un po’ di propaganda, lasciamogliela fare: non ci preoccupa più di tanto», è il commento del ministro degli Esteri, Franco Frattini, e la Marina Militare, con un comunicato, ribadisce: «Dichiarazioni meramente propagandistiche, queste armi non guidate non sono efficaci verso unità navali dotate di elevata mobilità » osservano i militari, per i quali «tali lanci avvengono su base di opportunità » e l’obiettivo principale di Gheddafi è il contrasto alle forze ribelli, non certo le navi al largo.
Sono argomentazioni basate anche sull’osservazione degli scontri in corso a Zlitan, dove, ormai da alcuni giorni, si è concentrata l’offensiva delle forze di Gheddafi. I ribelli ieri hanno sostenuto di aver respinto il tentativo dei lealisti di riprendere la città , ma le informazioni sull’avanzata delle forze di insurrezione sono sempre frammentarie. Di certo la guerra di Gheddafi si combatte, oltre che con armi vere, con quelle della propaganda e anche ieri il regime ha accusato la Nato di aver bombardato, a ovest di Zlitan, una casa in cui sono morti una donna e i suoi due bambini.
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