“Hamas non c’entra con l’attentato ma se ci attaccano, ci difenderemo”

by Sergio Segio | 22 Agosto 2011 6:10

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Dopo tre giorni di raid aerei e bombardamenti anche dal mare, cento missili sparati contro le città  israeliane circostanti la Striscia, Hamas continua a negare di essere dietro il massacro di giovedì scorso a Eilat. «Stiamo pagando un alto prezzo per quell’azione che non abbiamo compiuto. Quali prove ci sono che gli attaccanti siano da venuti da Gaza? Non c’è nessuna prova che siano venuti dalla Striscia. Eilat è a 2 km dal confine giordano e a 1 km da quello egiziano, e allora perché danno la colpa alla gente di Gaza che dista oltre 200 km?». Uscito da uno dei bunker sottoterra dove tutta la leadership di Hamas si è rifugiata per scampare al diluvio di bombe israeliane, Ahmad Yousef – alto dirigente del gruppo integralista e portavoce del governo di Ismail Haniyeh – risponde al telefonino. «Non possiamo parlare per molto… lei sa come funziona vero?», dice prima di tutto. La paura di essere intercettato e fulminato da un missile sparato da uno dei droni israeliani che volano come calabroni nel cielo di Gaza ha una sua concretezza.
Yousef ci dica perché questa tregua che era in qualche modo in vigore da due anni è saltata.
«Noi la rispettiamo fintanto che Israele la rispetta, ma abbiamo il diritto di difenderci».
Tutto è cominciato con l’attacco a Eilat dove gruppi armati hanno colpito un bus pieno di soldati, ucciso dei civili innocenti. Perché?
«Lo dovrebbe chiedere a chi ha condotto quell’attacco, ripeto ancora: Hamas non ha nulla a che vedere con quell’azione».
E allora perché quei “complimenti” a chi ha organizzato quell’attacco?
«E’ stato un errore marchiano, quella frase è stata subito rimossa dal nostro sito ufficiale»
Perché è stata colpita Eilat? E’ una città -vacanza, non è nei Territori occupati, su quelle spiagge ci vanno le famiglie…
«Normalmente chi vuole compiere azioni di quel tipo cerca luoghi dove è più facile infiltrarsi e Eilat una zona “debole” per gli standard di sicurezza israeliani. Visto come si è svolto l’attacco l’obiettivo era un’imboscata contro il bus che trasportava i soldati».
Israele è deciso a farvi pagare cara la violazione della tregua, per la Striscia si prevedono giorni duri.
«Stiamo pagando un alto prezzo – giorno e notte – nella rappresaglia israeliana per quell’attacco, con cui ripeto non abbiamo nulla a che vedere. In tre giorni di raid e bombardamenti sono stati uccisi venti palestinesi e decine sono stati feriti. Questo ha innescato la reazione di tutte le fazioni presenti nella Striscia che hanno risposto all’attacco».
Che previsioni fa per i prossimi giorni?
«Hamas non è interessato a una escalation della violenza. Mentre ci parliamo ci sono mediatori al Cairo – di Hamas e del governo israeliano – che stanno trattando per un cessate il fuoco che entri in vigore stanotte. Molti sforzi sono in corso, speriamo che Israele risponda positivamente. Loro fermino gli aerei che ci bombardano, noi fermeremo i missili».
Che garanzie può dare che tutti i gruppi armati di Gaza accettino questo cessate il fuoco e smettano di lanciare missili sulle cittadine israeliane? Il vostro controllo sulla Striscia sembra “allentato”, una volta quando Hamas dava un ordine tutti lo eseguivano a Gaza oggi non è più così…
«Nessuno può negare che Hamas è per il mantenimento della sicurezza a Gaza. Ma ripeto: noi non vogliamo un’escalation e faremo di tutto per evitarla».
I gruppi salafiti non la pensano così.
«Nessuno a Gaza è al di sopra della legge».
E’ vero che siete a corto di fondi? Che l’Iran vi ha tagliato i finanziamenti perché non vi siete schierati apertamente a fianco di Assad contro la “primavera di Damasco”?
«Mi spiace… la sento male… il nostro tempo è scaduto… ci risentiremo, Inshallah». Click.

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