by Sergio Segio | 11 Agosto 2011 6:45
La scrittrice siriana è stata arrestata cinque volte dall’inizio della rivolta. Del sangue, delle torture contro i giovani manifestanti, del dolore nelle prigioni del suo Paese, racconta dopo la liberazione in questo testo inedito
Il passaggio era lungo, quasi non riuscivo a vedere le segrete da una parte e dall’altra, e faticavo a percepire la realtà del luogo. No, non era uno spazio nato dal mio cervello ossessionato dalla scrittura. Era reale e concreto, questo spazio dove a malapena riescono ad avanzare due corpi saldati insieme. È intriso d’oscurità , è fuori dal reale. Guardo dietro di me e non vedo niente. Davanti a me, è il nero assoluto. Sono in mezzo a questo corridoio senza inizio e senza fine, sospeso sul nulla, e sono circondata da porte chiuse. L’uomo che si trova davanti a me sta aprendo una delle porte.
Lo stridio acuto ha ceduto rapidamente il posto a un ritmo più lento, un suono triste che avevo sentito un giorno in una taverna greca. L’uomo mi ha presa per il gomito e mi ha spinta bruscamente dentro. La porta è rimasta aperta, lui mi teneva sempre per il braccio: e là … li ho visti… La segreta bastava appena a contenere due o tre uomini in piedi. Non posso essere precisa, ma ho creduto di vedere tre corpi appesi non so a cosa. Ero in stato di shock, ho sentito che mi mordevo la lingua, e ho sentito lo stomaco che tremava. I corpi erano quasi nudi, una luce flebile filtrava da un luogo non meglio definito. Non so se c’era un’apertura sul soffitto, ma la luce si è trasformata in raggi fragili, sufficienti per vederli. E ho visto dei ragazzi di non più di vent’anni, il corpo nudo, i tratti riconoscibili sotto il sangue, appesi per le mani a delle manette d’acciaio, con i piedi che toccavano a malapena per terra… Il sangue colava dal loro corpo: sangue fresco mescolato a sangue secco. Ferite profonde tracciavano sui loro corpi il disegno di un pennello assurdo. Il viso afflosciato, erano privi di sensi e sembravano degli animali immolati.
Odore. Sono arretrata senza dire una parola, uno degli uomini mi ha presa e mi ha risospinta dentro. In quel momento, uno dei ragazzi ha sollevato con grande fatica la testa… Riusciva appena ad alzarla. Quel po’ di luce che c’era mi ha consentito di vedere il suo «volto». Non aveva più volto: gli occhi erano sigillati, non ho visto la luce del suo sguardo. Il naso non esisteva più, e nemmeno le labbra. Il suo volto era una miniatura rossa, senza linee, un rosso intrecciato nel nero di un rosso invecchiato.
L’odore ha cominciato a diffondersi, l’odore del sangue, dell’urina e delle feci. L’odore di ferro arrugginito. Un odore di decomposizione, di carne morta: sì, era questo l’odore. Improvvisamente mi ha fatto uscire da una segreta e ne ha aperto un’altra. Da un luogo vicino e lontano è esploso il rumore delle urla e della tortura: io tremavo. Non ho mai sentito urla di dolore come quelle, salivano dal più profondo della terra per avvitarsi nel mio cuore. In queste segrete strette e umide, dei ragazzi sono trasformati in mucchi di carne fredda. Ho detto a uno degli uomini che mi bendava il secondo occhio: «Sono i ragazzi delle manifestazioni?». Lui mi ha risposto sghignazzando: «Sono i traditori delle manifestazioni». Innervosito dalla mia domanda, mi ha schiacciato violentemente il gomito, credevo che me lo avrebbe stritolato. Non sapevo che cosa stessero rimuginando, ma ho sentito di nuovo il tremito allo stomaco.
“Traditori”. Ci siamo fermati, mi hanno tolto la benda dagli occhi… Vedendolo seduto dietro una scrivania curata, mi sono resa conto che non ero in un incubo. Mi ha guardata ironicamente e mi ha detto: «Allora, hai visto quei traditori dei tuoi compagni? Che cosa ne pensi?». Ero in piedi e sono caduta in ginocchio. Loro si sono arrabbiati, lui si è alzato dalla sua sedia e ha guardato costernato i suoi mobili lussuosi insozzati, io ho continuato a vomitare.
Poi la voce mi è uscita flebile, ma sono riuscita a sentirla dire: «Sei tu il traditore». So che mi ha sentita, perché si è chinato e mi ha colpita violentemente. Sono caduta definitivamente per terra, tutto ha cominciato a vacillare, e prima di perdere completamente conoscenza ho sentito dalla mia bocca aperta il sangue che cominciava a sgorgare. E ho capito quel modo di dire: «Ti farò sputare sangue…». Stavo imparando, e continuo ad imparare.
(Traduzione Fabio Galimberti. Pubblicato in accordo con Castelvecchi Editore, Agenzia Letteraria Marco Vigevani e Raya Agency
for Arabic litterature)
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