Pubblico impiego, Tfr congelato due anni niente tredicesima se l’ufficio non risparmia
ROMA – La buonuscita arriverà con due anni di ritardo e la tredicesima potrebbe non arrivare proprio. Il tributo che la nuova manovra di risanamento dei conti pubblici – varata ieri sera dal Consiglio dei ministri – chiede ai tre milioni e mezzo di dipendenti statali è alto, perché colpisce al cuore due pilastri fondamentali del loro reddito: il Tfr e la busta paga extra di fine anno.
Fra i vari interventi messi in atto per anticipare il pareggio di bilancio al 2013 due fra i più corposi colpirebbero i dipendenti pubblici. I dettagli del decreto saranno resi noti questa mattina dal ministro Tremonti, ma le prime indiscrezioni sul testo votato prevedono che il Trattamento di fine lavoro – pare solo per gli statali che vanno in pensione con l’anzianità , non con la vecchiaia – arrivi dopo ben due anni dall’andata in pensione (oggi c’è un tempo medio d’attesa che non supera i sei mesi per la vecchiaia e che arriva ai nove per l’anzianità ). Una seconda misura stabilirebbe che i dipendenti della Pubblica amministrazione che non rispetta gli obiettivi di riduzione della spesa fissati, paghino questa mancanza di «tasca propria». Se i saldi individuati non saranno raggiunti, la tredicesima salterà . Addio regali di Natale, o più semplicemente addio piccolo accantonamento messo da parte per le emergenze.
Il rischio di mangiare un panettone molto amaro e la certezza che la buonuscita arriverà solo dopo 24 mesi di attesa (per le pensioni di anzianità ) non può piacere ai diretti interessati. Drastico il giudizio che Michele Gentile, responsabile del settore pubblico per la Cgil, dà su entrambe le misure. Per quanto riguarda il salto della tredicesima «siamo davanti ad una politica che non riduce i suoi privilegi, ma scarica sui lavoratori le sue inefficienze».
Quanto al rinvio di due anni del pagamento del Tfr, va tenuto conto del fatto che ogni anno va in pensione il 4 per cento circa dei tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici. In due anni lasceranno quindi il lavoro 180 mila persone, fra anzianità e vecchiaia. Il Trattamento di fine lavoro medio per il settore è di 65 mila euro circa. Lo spostamento di due anni del pagamento comporterebbe solo un rinviato esborso. «Non è un risparmio, è un rinvio – precisa Gentile – il che vuol dire che alla fine del 2013 una marea di dipendenti rimasti fino ad allora in attesa busseranno alle casse dello Stato. Come si farà allora a rispettare l’equilibrio di bilancio reso obbligatorio per legge? Se la misura non sarà rivista ci dovrà sicuramente essere o un nuovo rinvio o uno scaglionamento dei pagamenti».
Sul fatto che gli stipendi non siano stati toccati – come secondo quanto detto dal ministro Tremonti avrebbe voluto la Bce – i sindacati precisano che su quel fronte aveva già provveduto la «vecchia» manovra, votata in tempi record qualche settimana fa. Quel documento prevedeva infatti il blocco dei contratti fino al 2014 e il blocco delle carriere: «tenendo conto dell’aumento del costo della vita – spiegano i sindacati – la perdita del potere d’acquisto viene da sé».
Una buona notizia per il settore pubblico arriva sulla scuola: il comunicato finale del Consiglio dei ministri annuncia che «nell’imminenza dell’avvio del nuovo anno scolastico è stato approvato un decreto presidenziale che autorizza, per il solo anno 2011-2012, il trattenimento in servizio di 414 dirigenti scolastici». Il decreto varato «autorizza l’assunzione a tempo indeterminato di 30.300 docenti e di 36.000 unità di personale amministrativo, tecnico ed ausiliario».
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