Primo sì al divieto di burqa “Multe salate e carcere per chi costringe a metterlo”

by Sergio Segio | 3 Agosto 2011 7:14

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ROMA – Burqa e niqab vietati nei luoghi pubblici, dalle scuole agli uffici e i bar. La donna che li indossa dovrà  pagare fino a 500 euro di multa mentre chiunque la costringa con minacce e molestie a celare il volto, sarà  condannato a pagare una multa fino 30mila euro, rischierà  fino un anno di carcere (18 mesi se si tratta di minorenni) e si vedrà  negata la cittadinanza.
Questo prevede il disegno di legge del Pdl approvato dalla commissione Affari costituzionali della Camera, con il voto contrario del Pd e l’astensione di Fli, Udc e Idv, che andrà  in aula a Montecitorio in settembre. Vieta di indossare qualunque oggetto che travisi e renda irriconoscibili, come caschi e passamontagna già  regolati dalle vecchie leggi, ma per la prima volta nomina esplicitamente il burqa, il mantello che copre completamente la testa e ha una retina davanti agli occhi, e il niqab, che serve per velare il volto lasciando solo lo sguardo libero.
Tra Senato e Camera, mentre negli anni diversi sindaci leghisti emettevano ordinanze in tema, erano stati presentati 11 disegni di legge, da tutti partiti. Con diverse sensibilità  rispetto a tradizioni, accenni alla religiosità  – anche se bisogna ricordare che il Corano non obbliga le donne a coprirsi il volto – ma con l’intento comune di vietare in luogo pubblico qualsiasi «mezzo che renda irriconoscibili». Per questioni di sicurezza. «Perché ognuno è responsabile delle proprie azioni e lo stato deve poterlo identificare, la religione non c’entra», ha detto all’indomani del divieto in Francia la senatrice radicale Emma Bonino. «Così come non vado col casco in classe, non metto il velo». Per questo lei non avrebbe voluto specificare nella legge il divieto dei veli islamici, tanto caro invece ai leghisti.
Ma andiamo con ordine. L’approvazione in commissione, grazie ai voti della maggioranza vede dubbiosa l’Ucoi, l’Unione delle comunità  islamiche in Italia: «Perché vietare il velo islamico per legge è un’ingiustizia che tocca le libertà  individuali, anche se in caso di controlli bisogna farsi identificare, magari da un agente donna».
E se Souad Sbai del Pdl, relatrice della legge, la giudica un provvedimento «per le donne perché il burqa non è un diritto di libertà  ma solo e sempre un’aberrante imposizione», ancor più entusiasta è il ministro per le Pari opportunità  Mara Carfagna. «Il velo integrale non è mai una libera scelta ma un segno di oppressione culturale o fisica: vietarlo nei luoghi pubblici vuol dire restituire la libertà  alle donne immigrate, aiutarle ad uscire dai ghetti culturali nei quali tentano di rinchiuderle».
Contrario il Pd. «Che errore una legge che impedisce capi di abbigliamento, prevede multe e reclusione! Una donna costretta a indossare il burqa dall’uomo di casa deve così anche subire ulteriori vessazioni». La senatrice Vittoria Franco aggiunge: «La verità  è che la destra vuole lavarsi la coscienza facendo passare per diritti delle donne una forma di intolleranza. E presenta come strumento di liberazione delle donne islamiche un irragionevole divieto, che finirebbe per segregarle ancora di più in casa. In altri modi si lavora per l’integrazione».

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