by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 7:21
ROMA – Sul binario della solidarietà , questa volta, corrono anche i redditi alti dei dipendenti del settore privato, ma solo per due anni, e (forse) dei lavoratori autonomi. Chiamati a esprimere un contributo al Paese più che simbolico nella fase acuta della crisi, al pari di quanto già preteso dai pensionati d’oro (manovra di luglio) e dai dipendenti pubblici (manovra 2010) che guadagnano più di 90 mila euro annui. Con loro, gli investitori. Che pagheranno maggiori tasse su guadagni di Borsa, obbligazioni, fondi comuni (oltre che sul deposito titoli, come deciso un mese fa). Una misura, questa, che da sola vale 2 miliardi. Se non si può parlare di patrimoniale, poco ci manca.
Così, mentre nel nuovo decreto correttivo dei conti pubblici spuntano interventi su giochi e accise sui tabacchi, aumenti probabilmente funzionali a coprire anche i nuovi e contestati ticket ospedalieri, un’altra importante novità sul fronte fiscale e assistenziale è l’anticipo dal 2012 ai prossimi mesi della delega da chiedere al Parlamento per disboscare la giungla di vantaggi, sconti e detrazioni esistenti. Ovvero quella parte “mobile” e cospicua della manovra di luglio, da cui in un primo tempo si attendeva un terzo della correzione totale dei conti per arrivare al pareggio di bilancio nel 2014, ora anticipato forzatamente al 2013. «Nel corso del 2012 pensiamo di ottenere risparmi assolutamente realizzabili per 4 miliardi», assicurava ieri sera il ministro Tremonti, presentando il decreto appena approvato dal governo. Nel caso non fosse possibile realizzare la riforma, scatterà «la garanzia di salvaguardia e una corrispondente riduzione di regime di tax expenditure». Ovvero i tagli lineari, una sforbiciata indistinta per ottenere gli stessi saldi.
Alla fine, dunque, il “contributo di solidarietà ” dei redditi alti c’è. Il contributo durerà due anni, articolato secondo una doppia modalità per i dipendenti privati: un prelievo del 5 per cento in busta paga sulla parte che eccede i 90 mila euro di reddito e l’altro del 10 per cento oltre i 150 mila euro. Nella bozza di decreto entra, poi, ma senza essere confermato nella conferenza stampa di Berlusconi e Tremonti, anche un’addizionale Irpef per gli autonomi che andrebbe a ritoccare le aliquote marginali a partire dal penultimo scaglione, quello che tassa del 41 per cento i redditi dai 55 mila euro in su. Se l’addizionale dovesse saltare, non è esclusa l’estensione agli autonomi del contributo di solidarietà . In questo modo, dipendenti privati (e autonomi) sarebbero accomunati, in termini di sacrifici, ai pensionati che ricevono più di 90 mila euro annui e che da settembre saranno sottoposti ad analogo prelievo. Ma anche ai dipendenti pubblici che, in base a quanto fissato dalla manovra dello scorso anno, subiranno tagli, sempre con le stesse modalità e per la parte che eccede i 90 mila euro, fino al 2014.
Sul fronte delle rendite, l’armonizzazione al 20 per cento dell’aliquota sui redditi di natura finanziaria soddisfa sindacati e opposizioni che nei giorni passati l’avevano chiesta a gran voce. Ed è già un anticipo della delega fiscale, dove la misura era prevista. In pratica, sale l’aliquota attuale del 12,5 per cento applicata a capital gains (i guadagni azionari), fondi comuni di investimento, obbligazioni. Mentre scende di sette punti e mezzo quella del 27,5 per cento pagata sugli interessi generati da conti correnti tradizionali, conti online non vincolati e depositi bancari e postali. Salvi i titoli di Stato che continueranno ad essere tassati al 12,5 per cento: Bot, Btp, Cct e Ctz.
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