Pensioni e enti locali, il doppio niet della Lega «Lotta all’evasione per trovare le risorse»

by Sergio Segio | 23 Agosto 2011 6:23

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 MILANO.È stata la traduzione politica del pensiero (parola grossa, trattandosi del Senatur) espresso nei giorni scorsi da Umberto Bossi. In pratica, una pernacchia messa nera su bianco in italiano comprensibile. Poco più di due ore di riunione, e la direzione politica della Lega Nord ieri pomeriggio in via Bellerio ha stabilito, dopo giorni di posizioni non proprio univoche dei maggiori esponenti del Carroccio, la linea ufficiale dei padani per quanto riguarda la manovra da oggi in discussione al senato. Riassumibile in un doppio «niet» agli alleati di governo. No all’innalzamento dell’età  pensionabile, no ai tagli per gli enti locali. O almeno, una riduzione sensibile dei sacrifici richiesti agli amministratori per ripianare il disastrato bilancio statale.

Alla faccia del segretario del Pdl Angelino Alfano, convinto fino alla fine che, o da una parte o dall’altra, qualcosa avrebbe portato a casa. Non è un caso che in un’intervista alla Stampa, un paio di giorni fa, l’ex guardasigilli avesse tentato l’abboccamento, ricevendo come risposta la sonora pernacchia bossiana. Insomma, la Lega si riscopre di lotta. Non una novità , ogni anno nel periodo agostano i vertici del Carroccio, con Bossi in prima linea, hanno regalato perle ai cronisti che li seguivano, tanto per conquistarsi le prime pagine dei giornali. Dopo la primavera di passione, con la sconfitta alle elezioni amministrative e il netto calo di consensi e popolarità  addirittura tra i più fedeli, un aggiustamento di rotta era più che mai necessario. Che questo però significhi pace fatta tra le varie anime del Carroccio lo possono pensare solo i più sprovveduti. Le divisioni, profonde, in via Bellerio restano tutte. E la guerra fratricida è tornata, come un fiume carsico, semplicemente in profondità .
Le differenze restano tutte. In particolare, al solito, tra i maroniani e i bossiani del cerchio magico. Ieri nessuno dei partecipanti al vertice ha detto una parola. La linea del partito è stata affidata a una scarna nota del ministro per la semplificazione Roberto Calderoli, riassumibile in tre punti. Uno: «le norme relative alla previdenza contenute nel decreto legge 138 sono idonee e non suscettibili di modifica vista l’intesa raggiunta a riguardo tra Umberto Bossi e Silvio Berlusconi». Tradotto: nessuno tocchi le pensioni. Due: «c’è l’assoluta necessità  di un ridimensionamento dell’intervento sulle autonomie locali». Anche in questo caso leggasi così: se proprio bisogna toccare i finanziamenti ai comuni, che sia un provvedimento di entità  la più lieve possibile. Tre: «Serve una proposta incisiva ed equa per sconfiggere la grande evasione fiscale e conseguentemente reperire risorse per lo sviluppo del paese». Quindi: Silvio, vedi di intaccare un po’ i privilegi dei tuoi amichetti. Il Cavaliere non sarà  felice di queste parole.
«La Lega non è Maroni e nemmeno Reguzzoni, ma Bossi», aveva detto due giorni fa Calderoli. Sta di fatto che i tre punti riassuntivi della riunione esprimono le varie posizioni interne al movimento. Punto uno, sulle pensioni, linea Bossi. Punto due, enti locali. Un settore particolarmente caro a sindaci e amministratori locali della Lega, in larga parte vicini al ministro dell’interno. E se sul primo punto una convergenza, almeno formale, sembra essere stata trovata, (il maroniano capogruppo in pectore alla Camera Giacomo Stucchi due giorni fa ha detto che «la risposta della Lega alla possibilità  che si tocchino le pensioni sarà  un secco no»), sul secondo punto i più incazzati sono proprio i maroniani.
Ieri mattina ai microfoni di Radio Popolare, il sindaco di Varese e presidente dell’Anci Lombardia (nonché uomo vicinissimo a Maroni) Attilio Fontana si è espresso così: «Non capisco l’alternativa enti locali o pensioni – ha detto – Nel paese ci sono tantissimi sprechi, enti locali e pensioni sono gli ultimi comparti che devono essere toccati». E via alla proposta alternativa: «Usciamo dalle varie missioni che ci costano sette miliardi all’anno – attacca – Usciamo dall’Afghanistan, usciamo da tutte le guerre». E ancora, Fontana propone una tassa sui super-ricchi, «che inizino a pagare anche loro». Compagno Fontana.
Alla fine Roberto Calderoli si impegna a redigere, nei prossimi giorni, una bozza di proposta da discutere con i piccoli comuni. Vedremo se riuscirà  ad accontentarli. In caso contrario, la reazione dei maroniani non sarà  delle più pacifiche. Intanto però, a preoccuparsi più di tutti, deve essere Silvio Berlusconi. Che ieri, giusto per abbassare i toni con l’agguerrito alleato nordico, non ha trovato nulla di meglio da fare che polemizzare con Bossi su Italia e Padania. Un bel modo per cercare un compromesso, non c’è che dire.

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