Noi i padri della peggio gioventù

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L’unico negozio a Clapham Junction che la scorsa settimana non sia stato saccheggiato è stata la libreria Waterstone’s. Un’opportunità  d’oro per sgraffignare un Harry Potter o la Breve introduzione critica alla sociologia di Anthony Giddens, andata sprecata. E questo mette definitivamente a tacere la tesi secondo la quale i saccheggiatori protestavano contro i costi elevati dell’istruzione.
Peccato che non sia così. Non si può identificare una causa isolando un effetto. Mollare un cazzotto a qualcuno mentre te la fili con un paio di scarpe da ginnastica che non ti sei nemmeno preso la briga di provare – come fanno a sapere che sono della misura giusta? Non so voi, ma io ci metto non meno di un’ora per acquistare un paio di scarpe – può anche non sembrare un atto di disimpegno politico, e tutti i saccheggiatori che ho sentito parlare blateravano parole senza senso, ma anche i migliori tra noi non sempre sanno perché fanno ciò che fanno, proprio come anche i più intelligenti non sempre sanno dar voce alla loro frustrazione. Perciò non credo all’assunto della “criminalità  pura e semplice”. Niente è “puro e semplice”, men che meno la criminalità , le cui radici hanno afflitto pensatori e filosofi sin dall’istante in cui il genere umano ha cominciato a pensare. Raskolnikov è forse un criminale puro e semplice? E Macbeth? E non venite a dirmi che nella letteratura è diverso. L’essenza della letteratura è proprio questa, che ti fa vedere le cose in maniera diversa. In letteratura l’immaginazione si spinge laddove la morale non arriva.
Personalmente, dopo aver ascoltato praticamente tutti sull’argomento, dai tassisti ai criminologi, da collerici conservatori saccenti a saccenti liberali moralisti, da quelli che saccheggiano a quelli che sono stati saccheggiati, dai neri ai bianchi e dai giovani agli anziani, sono giunto a questa conclusione: hanno tutti ragione e tutti torto. Cosa mai ci fa supporre che la risposta risieda nell’uno o nell’altro apparato di interpretazioni politicizzate? Sono i tagli; no, non possono essere i tagli, perché l’effetto dei tagli (Dio ci assista) ancora non si è fatto sentire. Questo è quel che succede quando i poveri vengono brutalizzati; no, questo è quel che succede quando si concede loro tutto ciò che vogliono. Nella nostra smania di puntare il dito, rispecchiamo l’aggressività  di chi mette sotto con l’auto chiunque ostacoli il suo cammino.
Basta dare una scorsa ai commenti in rete che seguono anche il più ragionevole ed equilibrato degli articoli sull’argomento. Non ci limitiamo a esprimere il nostro disaccordo, ingiuriamo e dissacriamo. Se potessimo uccidere con le parole lo faremmo. Persino su Newsnight, che in genere incoraggia un dibattito più moderato, la settimana scorsa nessuno ascoltava nessuno. La seconda o terza notte di disordini a Kelvin MacKenzie per poco non è scoppiata un’arteria a furia di urlare per zittire un rapper che cercava di capire gli avvenimenti in corso. Gli eroi della ragione in entrambi gli schieramenti sono pochi, ma nel complesso la destra rischia più della sinistra un infarto collettivo. Sembrerebbe che la rabbia stia facendo perder loro il senno. Forse è la vista di tutti quegli oggetti rubati. Nell’uno o nell’altro caso, la violenza verbale nei mezzi di comunicazione è un tutt’uno con il caos che regna nelle strade. E anche questo fa parte della storia: la reciproca incomprensione di persone che si considerano gente civile.
Sì, “criminalità ” è una parola troppo blanda per descrivere la barbarie a cui abbiamo assistito, ma se di criminalità  pura e semplice si tratta, allora come spiegare il numero di criminali puri e semplici che la nostra società  è in grado di chiamare a raccolta con il semplice ausilio di un Blackberry? Sono arrivati su una navicella spaziale? Sono un’anomalia di qualche altro sistema solare? Ovviamente sappiamo benissimo da dove sono venuti: da posti da cui la maggior parte di noi ha accuratamente distolto lo sguardo, sperando che se ne sarebbero rimasti lì, augurandoci che avrebbero sfogato la loro brutalità  tra di loro, che avrebbero risolto il problema della loro esistenza da soli, affogandolo nel loro sangue. Sono il prezzo che paghiamo – no, il prezzo che essi stessi pagano – per il modo in cui abbiamo scelto di vivere. Nulla a che vedere con noi? Criminalità  pura e semplice? Allora neppure l’altra faccia della criminalità  – buone azioni, magnanimità , chiamateli come volete – ha nulla a che vedere con noi. Non possiamo accollarci il merito dei nostri successi e respingere la responsabilità  dei nostri fallimenti. L’esistenza di qualche criminale non basta a confutare la società  in cui viviamo, ma quando la criminalità  è così diffusa e inveterata, e si manifesta persino tra ragazzi talmente giovani da non aver ancora tagliato il cordone ombelicale, non possiamo spacciarla per un fenomeno auto-originatosi. Chiamatele pure come volete, ma queste “manifestazioni delle tenebre” dobbiamo riconoscerle come nostre.
Gli ultimi anni sono stati nauseabondi. Quella particolare forma di saccheggio nota come furto societario continua a infuriare incontrollato. Gli sciacalli dell’economia portano il mondo sull’orlo della rovina. Non abbiamo bisogno che il divario tra ricchi e poveri ci venga illustrato sotto forma di percentuali, la bruta realtà  è sotto i nostri occhi, nei negozi come per le strade e nei ristoranti delle nostre città  più ricche. Un bonus di un qualunque funzionario di banca basterebbe probabilmente a pagare tutta la roba che è stata rubata la settimana scorsa. E noi non abbiamo nemmeno la decenza di nascondere l’ampiezza di questa razzia legalizzata a gente per la quale, senza voler fare del sentimentalismo, un paio di scarpe da ginnastica rappresenta qualcosa di straordinario. Il Sunday Times pubblica i suoi elenchi di gente facoltosa, riviste di celebrità  strombazzano le altrui ricchezze, la televisione feticizza il successo immeritato e, giacché si parlava di scarpe di ginnastica, ditemi un po’ da chi è che i giovani hanno imparato a desiderarle tanto. Persino a Tottenham non si nasce con un bisogno innato di scarpe da ginnastica. L’ardente desiderio di un paio di scarpe da ginnastica non è certo inscritto nel dna dei poveri. C’è dell’ironia nel fatto che persone che vendono robaccia a gente che non può permettersela, siano le prime a vedersi sfondare le vetrine. Ma le loro perdite saranno le prime a essere riparate, e chi dice che quanto è successo non renda la loro merce ancor più desiderabile? Quel che i tuoi amici hanno razziato il lunedì, tu potresti acquistarlo il venerdì.
Se le mie parole suonano frutto di un liberalismo all’acqua di rose alle orecchie di chi pensa che il crimine condannato sia miracolosamente risolto, lasciate che aggiunga una cosa: il liberalismo oggi giace in rovina non solo perché ha assecondato le idiozie culturali che hanno dato ai saccheggiatori il loro infondato senso di diritto – salutando il loro stupido gergo da teppisti come espressione di una ribellione contro il conformismo e il governo, e poco importa la loro esecrabile brutalità  – ma perché, nel suo pietismo bigotto, non è riuscito a comprendere il ruolo necessario che il liberalismo – linee guida, esempio, autorità , confini – gioca nel reggere la società . Non avrebbe mai dovuto accadere che i genitori, gli insegnanti, o gli stessi poliziotti, cominciassero a temere i giovani, o le conseguenze di porre un freno al loro agire incontrollato. Nell’interesse dei giovani, ancor prima che nel nostro. E il risultato è che loro sono diseredati e noi viviamo nel terrore. In una società  che ha paura di punire perché ha paura di giudicare, che non capisce l’offesa di essere offesi, che non riesce a percepire la gravità  di un crimine, e non tenta nemmeno più di fare giustizia, non c’è da meravigliarsi che ci siano persone che invocano con furia il ritorno della pena capitale. Potrebbe sembrare un paradosso – una società  insensibile che si mostra tenera con i criminali che crea – ma si tratta solo di un cinico compromesso. Tu chiudi un occhio sui nostri crimini e noi chiuderemo un occhio sui tuoi. Quei saccheggiatori sono dei criminali, su questo non c’è dubbio – ma sono i nostri criminali, che sfasciano a destra e manca ciò che noi, sinistra e destra, abbiamo già  sfasciato.
© (Originariamente pubblicato su The Independent) (Traduzione di Milena Zemira Ciccimarra)


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