Nel paradiso dell’impunità
Corruzione significa “degenerazione spirituale e morale, depravazione; totale abbandono della dignità e dell’onestà “. Quindi: la corruzione fa male, comporta un ribaltamento dei valori, una mutazione in ciò che tiene insieme il corpo o la società . E i rapporti fra persone, enti, imprese vengono regolati dalla forza, dal potere, dalla violenza. Si comincia con la “privatizzazione” dei tabacchi (1861), si prosegue con la pubblicizzazione di ferrovie meridionali (1862), lo scandalo della Banca Romana (1875), della costruzione del palazzo di giustizia a Roma (1911). Ricorderò solo alcuni casi del periodo repubblicano. 1947: gli introiti derivanti dalla vendita della penicillina servono in gran parte a costruire ville per i vertici della Sanità ; 1955: imposte sui consumi vanno a finire nelle casse di alcuni partiti di governo e non; anni ’60: lo scandalo delle banane, dei tabacchi, degli aeroporti costruiti in zone paludose o nebbiose; anni ’70: lo scandalo Italcasse, i fondi neri della Montedison, il caso Lockheed; anni ’80: lo scandalo dei petroli, la ricostruzione in Irpinia. La Tangentopoli anni ’90. Poi i giorni nostri: l’alta velocità che costa 12 volte di più che in ogni altro paese europeo, le grandi opere per i vari G8 o per le ricostruzioni post terremoti, le case donate (a insaputa del ricevente).
Tutto uguale? Fenomeno solo italiano? Andiamo per ordine. Le differenze tra ieri e oggi. 1) per gran parte del XX secolo le tangenti servivano a far vivere i partiti, alle loro campagne elettorali. Oggi la corruzione dà vita a carriere politiche di singoli. 2) A livello di governo si “inventavano” opere e spese al solo scopo di facilitare i successi di questa o di quella organizzazione politica. Oggi non c’è una grande differenza: si inventano opere faraoniche o ricostruzioni fasulle. 3) Gli attori sulla scena erano esponenti politici, burocrati, imprenditori, professionisti. Oggi, dopo una fase in cui i politici sembravano scomparsi dalla scena, li ritroviamo di nuovo, ma non sono più i responsabili delle finanze partitiche, sono singoli esponenti rampanti, alla ricerca di un futuro nella famigerata casta. 4) L’altro ieri, la corruzione era per lo più spicciola, episodica, a poco a poco si è passati a una corruzione “sistemica”. Ogni passaggio nel rapporto tra risorse pubbliche e destinatari privati può dar luogo, come spesso accade, a una tangente (in moneta o altro). Negli ’80 e ’90 il sistema funzionava con una grande organizzazione programmata, oggi siamo all’insegna del “fai da te”: ciascuno per sé e il denaro pubblico per tutti, a ciascuno secondo le sue capacità rapinatorie. 5) Se ieri a favore di corrotti e corruttori c’era la lentezza della macchina giudiziaria, oggi a questa si sono aggiunte, per legge, la prescrizione abbreviata, la riduzione dei tempi per le indagini e le sentenze, il declassamento e la cancellazione di reati propri della corruzione. Siamo alla quadratura del cerchio.
L’Italia è un paese speciale in termini di corruzione? È certo che siamo fra i peggiori al mondo, almeno secondo i dati di “Transparency International”, e che di anno in anno l’Italia scende nella classifica dei virtuosi. Sessanta miliardi di euro è l’ammontare annuo della corruzione secondo le stime della Corte dei Conti. La corruzione esiste in ogni parte della terra, si sostiene. Nulla di più vero, ma se vogliamo guardare alle società democratiche la nostra condizione non ha paragoni. Certo è nota la corruzione tra le polizie negli Usa, in Francia, Spagna e Germania degli anni ’80. Ma è anche noto che corrotti e corruttori, in quei paesi, in molti casi sono stati puniti, nonostante fossero considerati “padri della patria”. Da noi facciamo prima: aboliamo il reato. Forse anche in questo, l’Italia non è un paese normale.
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