by Sergio Segio | 3 Agosto 2011 7:18
ROMA.Dopo aver votato la scorsa settimana il processo lungo senza battere ciglio, la Lega ha incassato ieri il premio per la fedeltà dimostrata al premier. E ottiene, come scontato, l’approvazione da parte del Senato del decreto sui rimpatri che allunga fino a 18 mesi i tempi di detenzione degli immigrati clandestini nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie). Il testo, uguale a quello licenziato dalla Camera il 14 luglio scorso, è passato con 151 sì e 129 voti contrari. Esulta Roberto Maroni, che più di tutti ha voluto il decreto. «Con questa norma ci mettiamo al pari dell’Unione europea e rintroduciamo nell’ordinamento strumenti indispensabili e più efficaci di prima per contrastare l’immigrazione clandestina», ha detto il ministro degli Interni, mentre le opposizioni parlano di una provvedimento xenofo e considerano «una vergogna» la permanenza nei Cie fino a 18 mesi.
Il decreto, che qualcuno ha già definito un «obbrobrio giuridico», ha l’effetto di considerare un immigrato più pericoloso di un mafioso o di un pedofilo per il solo fatto di non avere un permesso di soggiorno, visto che lo punisce addirittura con un anno e mezzo di reclusione preventiva. Una severità che presenta molti aspetti di incostituzionalità , ma che ieri l’aula del Senato ha approvato senza troppi problemi. Prevista anche l’espulsione immediata per gli immigrati considerati «pericolosi», mentre si allunga da 5 a 7 giorni il periodo di tempo concesso a un clandestino per lasciare il Paese dopo aver ricevuto un ordine di espulsione da parte del questore, se non è possibile trattenerlo in un Cie. Previste infine norme più severe anche per i cittadini comunitari.
Respinti tutti gli emendamenti al testo, palazzo Madama ha poi approvato un ordine del giorno sempre della Lega in cui si chiede al governo di adoperarsi presso le sedi competenti perché ai mezzi militari della Nato impegnati nel Mediterraneo nella missione in Libia, «siano assegnati compiti anche nel campo della prevenzione dei flussi migratori non controllati diretti dal Maghreb verso l’Italia». In altre parole si chiede alle Navi della Nato di fermare e respingere i barconi carichi di immigrati. Quest’ultimo punto, in realtà , rischia di essere solo propaganda, buona per il Carroccio da spendere a qualche festa della Lega ma niente di più. La risoluzione 1973 dell’Onu che autorizza l’intervento nel paese nordafricano, ne limita anche i compiti al solo contrasto delle navi sospette di trasportare armi o forniture militari alla Libia. Il 17 giugno scorso era stato lo stesso Maroni a chiedere alla Nato di fermare i barconi, ricevendo in cambio un cortese ma fermo rifiuto da parte del portavoce militare della Nato per le operazioni in Libia Mike Bracken. E la stessa scena si è ripetuta anche ieri. Con un secco comunicato, sempre un portavoce ha spiegato che «le navi della Nato rispondono a tutte le richieste di aiuto di imbarcazioni in pericolo, e forniscono sempre assistenza laddove è necessario». Non è prevista, dunque, nessuna operazione di contrasto.
Resta da vedere adesso se il decreto sui rimpatri basterà ancora ai leghisti per perdonare l’ennesimo aiuto dato dal movimento di Bossi a Silvio Berlusconi con il via libera al processo lungo. E non è detto che una base sempre più agitata, continui ad accontentarsi di quelle che, in definitiva, sono poco più che briciole. Nel frattempo l’opposizione protesta contro il provvedimento. Ieri, mentre l’aula del Senato votava, fuori dal palazzo un sit- in promosso dalla Cgil contestava il decreto, definito «un vero e proprio obbrobrio giuridico» dal responsabile immigrazione del sindacato, Pietro Soldini. Per il vicepresidente del Senato, il democratico Vannino Chiti, si tratta di un decreto incostituzionale. «Trattenere una persona 18 mesi in un Cie è un’operazione sbagliata e ingiusta», ha detto Chiti ricordando come «in Europa non si parla di immigrazione clandestina, ma di immigrazione non regolare». Si indigna anche il senatore dell’Idv Stefano Pedica: «Nel nostro Paese il migrante che non ha commesso alcun reato viene trattato peggio di chi è indagato per associazione mafiosa, per estorsione aggravata, per sequestro di persona, per pedopornografia e per violenza sessuale», ha spiegato. «Infatti per queste brave persone la custodia cautelare è prevista fino a un anno nel corso delle indagini, mentre un migrante, che non ha commesso alcun reato, deve restare nei Cie per 18 lunghissimi mesi. E’ una vergogna». lampedusa «Su due dei 25 corpi dei migranti trovati nella stiva dell’imbarcazione arrivata a Lampedusa da Tripoli lunedì scorso ci sono evidenti segni di violenze», ha spiegato ieri il procuratore di Agrigento Renato Di Natale che ha aperto un’indagine sulla vicenda per morte quale conseguenza di altro reato, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I sei scafisti, un marocchino alcuni siriani e alcuni somali, ieri sono stati fermati.
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L’ALLARME DELL’UNHCR «Dalle testimonianze di migranti giunti lunedì notte a Lampedusa nel barcone con a bordo i 25 morti, sembra che almeno altre due imbarcazioni, ciascuna con circa 400 persone, siano partite dalla Libia sabato, ma dei natanti non c’è traccia». A lanciare l’allarme è il portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati, Laura Boldrini. Dal 26 marzo ad oggi, secondo le stime dell’Unhcr, sarebbero oltre 1.500 i migranti partiti dalla Libia e dispersi in mare.
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