by Sergio Segio | 14 Agosto 2011 6:55
È stato dunque obbligatoriamente rapido, per Giorgio Napolitano, l’esame della manovra «ristrutturata» messa a punto dal governo in tempi anch’essi molto brevi. Non tutto, di quel pacchetto, risponde alle aspettative e alla sensibilità sociale del capo dello Stato. E certe perplessità (forse sui temi del lavoro?) le ha fatte sapere a Palazzo Chigi «per le vie brevi», come si dice, segnalando l’opportunità di una riflessione in grado di tradursi in qualche limatura correttiva. Nell’insieme del provvedimento, comunque, non erano immediatamente individuabili profili di incostituzionalità tali da impedirne l’emanazione.
Il via libera del presidente, spiegano dal Colle attraverso una nota informale, è avvenuto «nello spirito del giro d’orizzonte» da lui condotto tra giovedì e venerdì con esponenti del centrodestra e del centrosinistra (compreso il vertice con Berlusconi e Tremonti) e dominato dall’allarme sui «gravi rischi per l’Italia» determinati dalle tensioni dei mercati. Un tornante tra i più impervi della nostra storia, che per Napolitano rende scontata «la necessità di un confronto aperto in Parlamento e sul piano sociale, attento alle proposte avanzate, con la responsabilità che l’attuale delicato momento richiede».
Traduciamo: è bene che il governo, come peraltro ha annunciato, non pretenda di porre la fiducia nei prossimi passaggi tra Camera e Senato, sbattendo così la porta in faccia all’opposizione. Certo: sembra difficile l’idea che si possa costruire un compromesso quando si chiedono duri sacrifici ai cittadini e mentre le forze politiche si predispongono già alla battaglia parlamentare, in qualche caso cambiando registro e riposizionandosi da un’ora all’altra (vedi l’Idv). Eppure è proprio questa la sfida che il capo dello Stato spera sia raccolta da entrambi gli schieramenti: che ci si misuri a viso aperto, magari anche con asprezza, ma senza pregiudiziali. Perché stavolta come non mai è in gioco l’interesse nazionale.
Ecco l’atteggiamento più utile per essere tutti all’altezza della situazione, secondo Napolitano. Atteggiamento al quale andrebbe aggiunta, se davvero si vuole che i cittadini assorbano con consapevolezza le conseguenze della manovra, dei seri tagli ai costi della politica. Non si sa se quel che c’è scritto nel decreto sia adeguato, per lui. Ma vale la pena di ricordare ciò che ha detto a fine luglio. Quando, all’auspicio di «decisioni di alleggerimento e semplificazione dell’architettura istituzionale», ha affiancato la richiesta di «tangibili correzioni sul piano del costume politico».
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