Mr Cameron, che cattiva idea dare la colpa ai social network

by Sergio Segio | 13 Agosto 2011 7:02

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«Stay In and Drink Tea» è un modo (ingenuo) in cui l’Inghilterra cerca di ricordare a se stessa chi è? Certo: ma dimostra come i social network non siano, in sé, buoni e cattivi. Dipende quale uso ne facciamo.
Non si capisce, quindi, perché David Cameron mediti «di impedire alle persone di comunicare attraverso questi siti e servizi quando sappiamo che stanno preparando violenze, disordini e atti criminali». L’uomo è giovane, conosce i nuovi strumenti (sa certamente che Google non si pronuncia Gogòl, per esempio). Non può non sapere che Twitter, Facebook e i messaggi BlackBerry sono soltanto strumenti. Se vengono utilizzati per istigare o organizzare la violenza, prendiamocela con gli istigatori e gli organizzatori, non con i mezzi che usano. A meno che vogliamo impedire agli individui sospetti di usare email, telefono, carta e penna, magari di andare alla finestra e gridare «Ehi!». A quel punto, arrestiamoli: si fa più presto.
La tecnologia facilita le azioni umane: la rivolta è tra queste. Lo si è capito in Medio Oriente, lo si è rivisto a Londra e in Inghilterra. Certo: azione rivoluzionaria in un caso, attività  criminale nell’altro (qualcuno lo spieghi a Nichi Vendola, a Paolo Ferrero e al subcomandante Valentino Rossi). Ma prendersela con la tecnologia e non con gli uomini appare superficiale, volendo esser generosi; e sembra miope, ad essere sinceri.
Gli smartphones non sono armi automatiche, che vanno bandite dalla società  non avendo alcuno scopo utile. In Inghilterra il BlackBerry detiene il 37% del mercato teenager: i ragazzi utilizzano in massa il sistema BBM (BlackBerry Messenger) che consente — tra le altre cose — di mandare un messaggio a tutti i propri contatti. Il metodo è stato usato come strumento di comunicazione dalle bande di teppisti: l’edizione online dell’Economist titola «The BlackBerry Riots». Ma quei messaggi, oggi, sono diventate tracce; e domani — uniti alle immagini delle ubique telecamere londinesi — potrebbero diventare prove: si potrà  stabilire chi ha scritto a chi, e cosa. L’ostacolo non sarà  il Data Protection Act, o la resistenza delle compagnie telefoniche; tutt’al più, la mole dei dati.
Tra i popoli del mondo, gli inglesi sono tra i più attenti — per storia, cultura e sensibilità  â€” alla libertà  di parola. Tra pochi giorni i rappresentanti di Facebook, Twitter e Research In Motion (Rim/BlackBerry) verranno convocati dal governo per cercare di capire quale ruolo hanno avuto negli scontri (anche nella reazione civile, speriamo!). Sembra una buona idea. Un’idea meno buona sarebbe censurare strumenti nuovi, originali, pubblici, economici o addirittura gratuiti. Gli autocrati del mondo non aspettano altro. Se lo fanno a Londra, diranno, perché non a Minsk o a Damasco?

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