by Sergio Segio | 25 Agosto 2011 6:27
NEW YORK — La più giovane è la venticinquenne Lady Gaga, che si piazza appena fuori dalla top-ten. La più anziana è anche l’unica in grado di rivaleggiare con la show-girl in fatto di cappellini chic: ovviamente la regina Elisabetta (85 anni). L’età media delle 100 donne più potenti del mondo è 54 anni. La più potente di tutte è appena tre gradini sopra la media anagrafica: Angela Merkel, classe 1954. L’«aurea mediocritas» è forse una delle chiavi del suo successo planetario, sulla scia del suo mentore Helmut Kohl e della sua regola politica: «Salsicce lunghe, discorsi brevi». Efficacia senza fronzoli: la cancelliera tedesca torna sul tetto della classifica annuale stilata dalla rivista statunitense Forbes, che la considera «l’unica vera leader dell’economia europea». L’anno scorso era stata superata da un tris assortito di americane: Michelle Obama, Irene Rosenfeld (amministratrice delegata della Kraft) e Oprah Winfrey (star tv).
Nel 2011 tre nazionalità diverse sul podio. Dietro Frau Merkel c’è una coppia di politiche di alto livello: Hillary Clinton, il volto itinerante della politica estera americana. E la neoeletta Dilma Rousseff, prima presidente donna del Brasile. Le italiane? Per trovarne una bisogna scendere fino al 79° posto, occupato da Miuccia Prada, mentre esce di scena la presidente di Fininvest e Mondadori, Marina Berlusconi, che nel 2010 si era piazzata al 48° gradino. Donne al comando, non comprimarie come Michelle Obama: la First Lady americana scende in ottava posizione, davanti alla francese Christine Lagarde (direttrice del Fondo Monetario Internazionale) e un passo indietro rispetto all’indiana Sonia Gandhi, guida del partito di governo nella democrazia più popolosa del mondo. La caduta di Michelle si spiega anche con l’appannamento dell’immagine pubblica del marito. E con l’esaurimento dell’effetto novità : un anno fa era stata premiata per «aver trasformato la carica di First Lady con la forza della sua personalità e del suo carisma».
Il carisma da solo non basta. Serve il potere hard più che quello soft (la Nobel per la pace birmana Aung San Suu Kyi è solo 26esima): così la Clinton balza dal quinto al secondo posto, lodata per l’abilità nel condurre la diplomazia Usa nell’inesplorato mare delle rivoluzioni arabe. E il mondo degli affari? La prima business-woman indicata dai giudici di Forbes è Indra Nooyi, amministratore delegato della Pepsi: è quarta, seguita a ruota da Sheryl Sandberg, braccio destro del guru di Facebook Mark Zuckerberg e prima rappresentante della new economy. Per il mondo del non profit giganteggia Melinda Gates (sesta) mentre per incontrare una diva di Hollywood bisogna scendere fino al 26° scranno (Angelina Jolie). I criteri seguiti da Forbes per stilare la classifica sono tre: denaro (fortuna personale o prodotto interno lordo del Paese d’appartenenza se si parla di leader politiche), presenza sui media e «base di potere» ovvero le varie sfere di influenza. Lady Gaga non è solo musica. Angela Merkel non è solo politica: secondo Forbes c’è lei al timone dell’economia europea.
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