Manovra, il nodo pensioni Ipotesi «quota 97» nel 2012

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ROMA — Esclusa inizialmente dalla manovra, la riforma sull’innalzamento dell’età  pensionabile potrebbe rientrare in extremis. È la possibile novità  nel decreto legge sulle misure economiche che approda domani alla Commissione Bilancio del Senato. Oggi cominciano anche incontri e vertici dei partiti, dal Pdl alla Lega al Pd, per valutare correzioni ed emendamenti, al netto del saldo finale. Il Pdl dovrà  combattere su un doppio fronte, quello interno dei «frondisti» (martedì c’è un vertice con loro e mercoledì una riunione dei direttivi dei gruppi) e quello esterno, della Lega. Il nodo principale da sciogliere è quello delle pensioni. L’ingresso della riforma è fortemente voluta dal segretario del Pdl, Angelino Alfano, ma trova resistenze nella Lega, visto il mantra di Umberto Bossi: le pensioni non si toccano.
L’ipotesi più probabile è che si anticipi di un anno «quota 97», che finora entrava in vigore nel 2013. Per ora il sistema prevede che si possa andare in pensione fino a tutto il 2012 con la quota 96: vuol dire che si può lasciare il lavoro con 60 anni di età  e 36 di contributi o con 61 e 35. Dal 2013, invece scatta quota 97: somma dell’età  e dei contributi (62 più 35 o 61 più 36). L’applicazione di questa quota potrebbe essere anticipata di un anno. Tra le altre modifiche possibili c’è quella sul contributo di solidarietà : il relatore alla manovra in Senato, Antonio Azzollini (Pdl), ha annunciato che potrebbe essere introdotto il quoziente familiare.
Tornando alle pensioni, Alfano sa che non è il caso di rischiare una crisi di governo, ma è pronto a «un ultimo tentativo» per convincere il Carroccio. La rivolta dei sindaci sta provocando più di un problema al Senatùr e il segretario del Pdl lo sa bene. Per questo pone la questione così: «Gli amici della Lega spero colgano che la riduzione dei tagli agli enti locali può essere bilanciata da un intervento sulla riforma delle pensioni». Alle voci di un ammorbidimento del Carroccio, fanno muro le dichiarazioni ufficiali. Come quella del capogruppo alla Camera Giacomo Stucchi: «Le pensioni non si toccano. Ne sono certo perché ho fatto le due di notte con Bossi e Calderoli».
Il nodo pensioni divide trasversalmente anche l’opposizione: al sì dell’Udc si contrappone il no di Pd e Idv. I democratici si riuniscono oggi per mettere a punto le proposte: molte sono state rese note, ma ce ne dovrebbe essere una aggiuntiva, ovvero la reintroduzione del reato di falso in bilancio, cancellato dal governo Berlusconi.
Quanto al tema delle pensioni, la linea del partito è per il no. Alla voce aperturista di Enrico Morando si aggiunge quella, cauta, di Rosy Bindi: «Siamo pronti a discutere di riforme del Welfare, anche di quella delle pensioni. Ma non accettiamo che si voglia far cassa a danno di lavoratori e pensionati». Pier Luigi Bersani parla di «sistema in equilibrio»: «Se si vuole innalzare l’età  pensionabile media si può anche discuterne, a patto che sia previsto un sistema flessibile e volontario». Quanto all’Idv, il no alle pensioni è bilanciato dalla proposta di dismissioni degli immobili pubblici: «Però — spiega Felice Belisario, capogruppo al Senato — non sia una liquidazione a vantaggio delle cricche amiche».


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