by Sergio Segio | 9 Agosto 2011 6:55
Anche se ancora mancava l’ufficialità , lo strappo con i Moratti, Gianmarco e Letizia, finanziatori storici di San Patrignano, si era già consumato. Muccioli sapeva di essere al passo d’addio e lo sapevano anche i tanti ragazzi che lo stringevano in abbracci lunghi e disperati, quasi a fondersi per l’ultima volta con colui che per 16 anni aveva retto le sorti della comunità -azienda e delle sue 1.500 anime in cerca di un futuro.
Prima della fine del feeling con i Moratti, Muccioli si è trovato contro una parte importante della vecchia guardia di San Patrignano: il cosiddetto «nucleo storico», gli ex ragazzi entrati in comunità 20-25 anni fa ai tempi di Vincenzo Muccioli e poi gradualmente inseriti, terminato il processo di disintossicazione, nella polivalente macchina del Sanpa, alcuni di loro arrivando anche a ricoprire incarichi di responsabilità (tutto su base volontaria: l’unica busta paga, qui, sono vitto e alloggio).
Sono una cinquantina «gli storici» e alcuni di loro fanno parte del «Sec», organismo ristretto e presieduto da Andrea Muccioli che si riunisce il lunedì e dal quale dipendono i destini della comunità (Vismara, Cacciatore, Bezzi, Monaco, Grizzardi e altri).
Un malumore montato nel tempo, sfociato in liti e nell’allontanamento di persone non ritenute in linea con gli orientamenti del capo. Un malumore alimentato dal muro di riserbo che da giorni circonda il Sanpa, «dalla difficoltà di Muccioli a dare continuità alle tante attività imprenditoriali della comunità ». Continui cambi in corsa, modifiche degli organici («Non passava mese che non venisse spostato qualcuno»), investimenti discutibili, conti che non sempre tornavano. E poi le sfuriate.
Con Vismara, capo del personale, le incomprensioni pare fossero all’ordine del giorno. «C’è stato anche un periodo in cui Muccioli l’ha mandato forzatamente in ferie, ma lui è tornato più agguerrito che mai…».
Anche la mega villa alle porte di San Patrignano è divenuta fonte di tensioni. Divisa in eleganti appartamenti, la struttura, riservata al capo e ai suoi parenti, era contestata da una parte della vecchia guardia, che la riteneva un lusso inopportuno. «Muccioli, che vi si era appena trasferito, l’ha presa malissimo: ha rifatto il trasloco e se n’è andato…». Impensabile che una simile polveriera non allarmasse i Moratti, in particolare Gianmarco, per il quale San Patrignano, le sue vigne, la falegnameria, sono una seconda casa. Raccontano di una lite impetuosa tra l’industriale e Muccioli. Senza margini di mediazione. Un addio così bruciante da lasciare interdetti.
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