LO SCANDALO DELLA FALSA SANITà€ GRATUITA

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A molti, in Italia, non è per nulla piaciuta la riforma del 1978, ideologicamente considerata socialista, e non da oggi. Storico è il decalogo apparso su «l’Unità » il 28 gennaio 1991: 1.Nominare alla guida del progetto un suo avversario (il ministro della sanità  del 1979 era il liberale Altissimo) 2.Dichiarare fin dall’inizio il probabile fallimento dell’impresa 3.Lesinare i mezzi 4.Incoraggiare la concorrenza 5.Occupare con uomini di partito tutti i gangli dell’organizzazione 6.Dimenticare lo scopo 7.Taglieggiare i malati 8.Fomentare scioperi 9.Screditare quel che resta del servizio pubblico 10.Preparare infine la fossa.
Infatti i primi ticket sono stati messi nel 1983. E la sanità  completamente gratuita in Italia non vi è mai stata. Soprattutto negli ultimi anni, molti cittadini, per avere più esami e visite, senza aspettare i tempi dovuti (le liste di attesa), si sono rivolti e si continuano a rivolgere alla sanità  privata, compresa quella che viene praticata all’interno della struttura pubblica (la famosa «intramoenia»). Complessivamente i cittadini, nonostante quello che già  versano in termini di imposte e tasse, pagano al privato il 30% della spesa sanitaria globale.
Sono due, a nostro parere, le ragioni per cui si vogliono aumentare, in vari modi, i contributi dei cittadini.
Il deficit di bilancio va risanato. Si lascia intendere o si dice che ciò è dovuto all’«enorme spesa sociale», principalmente pensioni e sanità . Nulla si dice, se non marginalmente, quanto hanno contribuito al deficit di bilancio coloro che, possessori di grandi quantità  di denaro, hanno inventato metodi di arricchimento, senza passare per la produzione. Produrre denaro dal denaro in poco tempo: un bell’affare. Ma a costoro (si tratta di banche, multinazionali, grandi finanzieri), nulla interessa se quel denaro, se i loro enormi guadagni, devono essere in qualche modo recuperati e quindi pagati dai cittadini onesti (lavoratori poveri e ceto medio).
La seconda ragione, nello specifico, nasce dalla scoperta della sanità  come grosso affare, che muove oltre 100 miliardi di euro ogni anno. Come non cercare di appropriarsi, almeno in parte, di questo grande patrimonio? Uno dei modi è quello di cercare di moltiplicare visite, esami, operazioni inutili, di utilizzare più farmaci del dovuto, di inventare nuove sindromi e nuove malattie. Un sistema istituzionalizzato tramite le modalità  di finanziamento a prestazione delle strutture sanitarie (i cd DRG), che va oltre la truffa e che diventa strutturale. A Milano, ad esempio, la gran parte delle strutture private sono andate o sono sotto inchiesta per questa principale ragione. Non c’è stata solo la Clinica Santa Rita, per quanto, chi, come noi, parte civile al processo, ha potuto constatare che si tratta di un sistema, spinto certo all’estremo limite, ma che si può estendere.
Dobbiamo dire basta alla superficialità . A proposito di non autosufficienza che fa gridare ancora di più allo scandalo dell’enorme aumento della spesa sanitaria presente e futura, nessuno si è mai chiesto perchè non si attui un programma di prevenzione che va dalla riduzione delle esposizioni alle sostanze tossiche e cancerogene, alla proposta di stili di vita sani (niente fumo, movimento fisico, alimentazione appropriata), all’impegno sociale. E ancora perché non si applicano le leggi che già  ci sono di cura e riabilitazione delle persone malate croniche non autosufficienti? È evidente che le famiglie che hanno questo problema vanno in crisi, anche perché non informate dei loro diritti.
La superficialità  continua, l’enorme, questa volta sì, enorme evasione fiscale è voluta da un governo che altrimenti andrebbe ancora di più in crisi di consenso. Risolvere il problema della sanità  è una questione di intelligenza, di volontà  politica e di moralità  pubblica.
I ticket sono solo lo specchietto per le allodole.
*Medicina Democratica


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