«Non si possono barattare welfare e servizi per salvare la faccia»

by Sergio Segio | 19 Agosto 2011 7:00

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 Tra Expo e i milanesi, scegliamo i milanesi. Mentre il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo (Prc) chiede ai proprietari delle aree di Expo di ridurre il prezzo dei terreni, Patrizia Quartieri e Mirko Mazzali, consiglieri comunali di Sel, dicono chiaramente che la fiera non può essere prioritaria rispetto ai servizi sociali. Li chiamano exposcettici e li accusano di spaccare la maggioranza. Ne parliamo con Patrizia Quartieri.

Non rischiate di sembrare ideologici, in linea con quel movimento No expo che è una delle anime della sinistra milanese?
Non siamo contrari a Expo. Lo abbiamo detto e abbiamo votato a favore. Ma bisogna essere realisti. Se in una famiglia si è preventivato di fare un bel viaggio però non ci sono i soldi si deve rinunciare, anche se questo non piace. Il nostro non è un attacco ad Expo ma una difesa del welfare. Se bisogna scegliere non abbiamo dubbi. Garantire servizi e assistenza fa parte della ragione sociale di un ente pubblico come il Comune e non può essere negoziabile con Expo.
Non si rischia di dire no ad una grande volano per l’economia di Milano?
Così doveva essere ma la realtà  appare ben diversa. Al posto di portare soldi alla città  la Fiera per ora costa al pubblico e rende ai privati.
Sì, ma arrendersi adesso sarebbe una figuraccia.
Certo. Infatti sono sicura che Pisapia farà  tutto il possibile per garantire i servizi ai cittadini e non perdere Expo. Ma non si può non vedere il problema. Servono i soldi del governo, che invece taglia a Milano altri 100 milioni di euro. Questo non può essere scaricato sugli asili, sull’assistenza ad anziani e disabili. Tanto più in un momento di crisi in cui le prime a pagare saranno proprio le fasce più disagiate.
E’ credibile l’ipotesi di un Expo in versione soft?
Ci si deve provare. Significa ricalibrare il progetto sul tema della nutrizione coinvolgendo le realtà  presenti sul territorio. Rivolgersi ai paesi che soffrono la denutrizione significa anche ripensare al nostro modo di nutrirci. Questo avrebbe una forte valenza culturale ed etica e permetterebbe anche di risparmiare. Oltre che fare sentire Expo non più come un affare che interessa solo i proprietari dei terreni, gli immobiliaristi e i politici, ma anche i cittadini di Milano che verrebbero coinvolti. Ma anche per questo servono un minimo di risorse che non possono andare a scapito dei compiti primari del Comune.
Non pensate che la vostra presa di posizione possa creare problemi a Pisapia?
Mi sono posta la questione. Ma credo di no. Come lui chiediamo al governo di garantire i finanziamenti necessari per onorare gli impegni che Pisapia ha assunto anche con il nostro appoggio, senza che però questo finisca per intaccare le risorse indispensabili per rispondere alle necessità  dei cittadini più deboli di Milano.

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