«Metodo e contenuti sbagliati»
Mimmo Pantaleo è segretario generale della Federazione lavoratori della conoscenza (Flc) della Cgil, prima mozione congressuale, quella maggioritaria che ha espresso Susanna Camusso. La sua appartenenza non gli impedisce di esprimersi liberamente sull’alleanza tra le «parti sociali»: Confindustria, confederazioni sindacali, rappresentanze del sistema bancario, agricolo, cooperativo, artigianale. Pantaleo non lesina critiche e mette a nudo i contenuti «inaccettabili» del documento presentato al governo Berlusconi e firmato anche da Susanna Camusso. E critica il metodo che ha portato a qesta decisione.
Pantaleo, è cambiata la linea della Cgil?
Io sto ai contenuti. Nel direttivo nazionale si è deciso di dare una battaglia dura contro la finanziaria Tremonti-Berlusconi che provoca un massacro sociale e si sono fissati i punti fondamentali della Cgil per dare una risposta alternativa alla crisi: patrimoniale per far pagare ai ricchi i costi della crisi; difesa dei beni comuni e del welfare; investimenti nella ricerca e nella conoscenza; difesa dei redditi da lavoro dipendente e da pensioni con un riequilibrio nella distribuzione della ricchezza; aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Nel documento presentato dalla Marcegaglia leggo l’opposto, vedo una filosofia e delle scelte concrete che vanno in tutt’altra direzione. Lo sappiamo tutti che in una situazione d’emergenza, alle prese con un governo incapace e dannoso, vanno costruite proposte e iniziative, ma certo non sottoscrivendo impegni contrari alle posizioni della Cgil.
Come è maturata la scelta della Camusso?
Posso solo risponderti che io sono abituato alla scuola della Cgil che prevede grandi discussioni nei gruppi dirigenti per costruire le scelte importanti. Di questa cultura non ho visto traccia nel percorso che ha portato al patto tra le parti sociali e al documento comune. Alla ripresa di settembre il direttivo dovrà finalmente discuterne.
E nel merito del patto e del documento?
Non credo che esistano le condizioni per un patto sociale con Confindustria e banche, non c’è condivisione nelle strategie tra gli interlocutori. Coloro con cui abbiamo firmato il documento vogliono privatizzazioni, controriforme del mercato del lavoro e delle relazioni sindacali, liquidazione dello Statuto dei lavoratori. In quale dispositivo della Cgil sta scritto che noi siamo d’accordo? Non hanno certo il lavoro in mente i nostri cofirmatari. Noi, al contrario, dovremmo mettere in campo una forte mobilitazione per una nuova idea di crescita e sviluppo. Non serve adorare il totem della crescita, bisogna parlare di qualità e compatibilità della crescita. Vorrei aggiungere che quanto nel documento «comune» si esalta l’impegno di banche e imprese, noi dovremmo replicare che la drammaticità della crisi italiana è anche il prodotto delle scelte di banche e imprese.
All’inizio si era detto che l’accordo delle parti sociali era finalizzato a determinare una discontinuità di governo. Adesso sono rimasti in pochi a dire che Berlusconi se ne deve andare.
Che un presidente arrogante e un governo disastroso debbano andarsene per aprire la strada a nuove elezioni siamo tutti d’accordo in Cgil. Governi di transizione o governissimi sarebbero in continuità con Berlusconi. Per la Cgil l’alternativa, credo, è nei contenuti e il primo è far pagare la crisi e il risanamento ai ricchi. Con le operazioni politiciste non si va da nessuna parte. La gente chiede un cambiamento vero. Lo chiede a noi, e lo chiede soprattutto alla politica, all’opposizione.
La Cgil ha firmato un mese fa un accordo con Cisl, Uil e Confindustria che va nella stessa direzione del patto sociale…
Sinceramente non vedo questa continuità . Con tutti i suoi limiti, l’accordo sul sistema contrattuale e la rappresentanza, discutibile quanto vogliamo, ha una valenza sindacale. Io per esempio penso che i lavoratori debbano poter votare sempre sugli accordi che li riguardino. Ora, invece, vedo una valenza puramente politica, di cattiva politica nel patto e nel documento delle parti sociali. Tutti insieme per fare che? Ridurre lo stato sociale? Privatizzare i beni comuni? Parliamo di cose serie, e siccome siamo la Cgil parliamo di occupazione, lotta al precariato, diritti, salari, Mezzogiorno.
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