«Le carceri come la pena di morte: costringeremo il Parlamento ad agire»

by Sergio Segio | 25 Agosto 2011 6:31

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Inarrestabile, come ogni estate Rita Bernardini, deputata Radicale eletta nelle liste del Pd, gira senza sosta e senza preavviso per le carceri italiane. In questi giorni sta visitando gli istituti della Basilicata ma è ad Aieta, in quel di Cosenza, quando i suoi colleghi di partito Donatella Poretti e Marco Perduca l’avvertono che il traguardo delle 105 firme da raccogliere al Senato per convocare una seduta straordinaria di entrambi i rami del Parlamento, come prevede l’articolo 62 della Costituzione, è stato raggiunto. Anzi, superato, arrivando a quota 128. Dunque si farà , per discutere di amnistia, indulto, depenalizzazione e decarcerizzazione. E sarà  la quarta convocazione straordinaria nella storia d’Italia. Un altro gol messo a segno dal partito più cocciuto d’Italia, incoraggiato dalle parole non certo rituali che il presidente Giorgio Napolitano ha usato lo scorso 28 luglio per definire lo stato della giustizia penale italiana: «Una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile» a cui la politica deve trovare soluzioni «non escludendo pregiudizialmente nessuna ipotesi che possa rendersi necessaria».
Tra i senatori straordinariamente al lavoro a causa della manovra economica, i Radicali hanno raccolto le firme di oltre un terzo dei componenti, anche grazie all’atteggiamento “morbido” del capogruppo Pdl Gaetano Quagliariello.
Onorevole Rita Bernardini, come prevede che andrà  alla Camera?
A Montecitorio abbiamo già  raccolto una sessantina di firme ma c’è un problema di reperibilità  dei deputati, in questi giorni ancora in ferie. Però non è strettamente necessario, perché in base all’articolo 62 della Costituzione «quando si riunisce in via straordinaria una Camera, è convocata di diritto anche l’altra».
Cosa chiedete al Parlamento?
All’ordine del giorno della seduta straordinaria c’è la discussione di un documento nel quale vengono fissati i modi e i tempi certi per l’esame di amnistia, indulto, depenalizzazione e decarcerizzazione.
Ma non era già  successo nel gennaio 2010, quando una serie di mozioni Radicali orientate a risolvere il problema del sovraffollamento carcerario furono approvate alla Camera?
Delle 20 proposte che allora portammo a Montecitorio, e che vennero calendarizzate solo perché cominciammo uno sciopero della fame, ne vennero approvate con il parere favorevole del governo solo 12, quelle che prevedevano la depenalizzazione e la decarcerizzazione. Ma non hanno sortito alcun effetto. Motivo per cui ricominciai lo sciopero della fame e al 25esimo giorno l’allora ministro Alfano mi mandò il suo ddl con il provvedimento «svuota carceri» che mi sembrava abbastanza soddisfacente ma che purtroppo nel suo iter parlamentare venne via via spolpato dei suoi contenuti, peggiorato, per volontà  di Idv, Lega ma anche di parte del Pd. Venne stralciata la «messa alla prova», e i domiciliari nell’ultimo anno di pena vennero di nuovo vincolati al parere del magistrato di sorveglianza. Così, invece di 10-11 mila persone, alla fine la legge 199 approvata nel dicembre 2010, la cosiddetta «svuota carceri», liberò solo 3 mila detenuti. Però fu grazie alle nostre iniziative se ci arrivammo.
Il neo ministro Nitto Palma a Ferragosto ha stroncato l’ipotesi di amnistia e indulto ammettendo solo la possibilità  di ampliare il plafond della legge 199 e di estendere le misure alternative. Pensate davvero di convincerlo?
Sì, almeno ci proviamo. Di depenalizzazione e decarcerizzazione se ne parla da una vita ma nessuno si è mai mosso. Anzi, hanno aumentato le fattispecie di reato. Ora debbono trovare innanzitutto il modo di spegnere l’incendio di illegalità  delle carceri italiane. Per noi l’amnistia è l’unico modo, ma non abbiamo preconcetti davanti ad altre soluzioni, se le hanno. E se sono in grado di approvarle domani. Peccato che per fare una legge semplicissima come lo «svuota carceri» il Parlamento ci ha messo 10 mesi. Con l’amnistia non si risolve solo il problema del sovraffollamento ma si va ad incidere su quei 4 milioni di processi penali pendenti dei quali ogni anno quasi 200 mila cadono in prescrizione. Si tratta di un’amnistia di cui nessuno però si assume la responsabilità .
Dall’aborto al divorzio, conosciamo le battaglie improbabili vinte dai Radicali, ma ci sono in questo Parlamento orecchie pronte ad ascoltare?
Le cerchiamo. Noi non vogliamo vincere, vogliamo convincere. Ed è una battaglia, quella delle carceri, che riteniamo transnazionale, come con la pena di morte. L’importante è che si aprano spazi di confronto perché le opinioni si formano solo così, nel contraddittorio. Certo, se ci fossero un po’ di telecamere a riprendere la scena, sarebbe più facile costringerli ad agire, invece di piangere e basta.

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