by Sergio Segio | 31 Agosto 2011 6:58
ROMA — Silvio Berlusconi è soddisfatto. Anzi, è «molto soddisfatto perché la manovra è migliorata senza modificare i saldi». Lo dice a Studio Aperto rifacendo l’elenco delle decisioni prese durante il vertice di Arcore, a partire dalle Province, da abolire «in poco tempo», se si troverà l’accordo in Parlamento e dal numero di deputati e senatori che potrebbe essere «più che dimezzato»: 300 alla Camera e 150 a Palazzo Madama. Il piano anticrisi, per il presidente del Consiglio, ora «è più equo e opportuno: disponiamo della coesione necessaria per approvarlo, ma auspichiamo che l’opposizione cambi atteggiamento».
Ed è proprio su questo punto, cioè il confronto con l’opposizione, che ha insistito il premier: «Noi siamo sempre stati aperti al suo contributo. Il testo che approda in Senato potrà essere migliorato, purché non cambino i saldi. Ma stamane ho visto che come al solito le critiche da parte loro invece di diminuire sono aumentate».
Nel corso dell’intervista il premier ha lodato il «senso di responsabilità della Lega», definendo «romanzi d’agosto» quelli sui «rapporti interni alla maggioranza e fra me e Tremonti. La realtà è quasi sempre diversa da come viene raccontata». Riferendosi ai costi della politica — «drasticamente ridotti per la prima volta nella storia della Repubblica con il taglio di tantissime poltrone» — Berlusconi si è ancora rivolto al centrosinistra: «Noi avevamo già dimezzato il numero dei parlamentari ma loro con un referendum hanno bocciato la nostra legge». E lancia la sfida: «Se ci sarà l’accordo con l’opposizione, con una maggioranza dei due terzi, in poco tempo potremo fare tutto». Perché l’abolizione delle Province e la riduzione del numero dei parlamentari, è possibile solo con una modifica costituzionale.
Quanto alle possibili modifiche del decreto anticrisi «abbiamo detto subito che quella manovra sarebbe stata migliorata con il tempo — ha chiarito il premier —. Io credo che avere lavorato in questi giorni alla vigilia di Ferragosto, praticamente senza aver fatto ferie, abbia portato al risultato di una manovra più equa e sostenibile». Secondo il presidente del Consiglio «nessun altro governo ci sarebbe riuscito. Abbiamo dovuto farlo per ottenere l’intervento della Bce, una sorta di ombrello fidejussorio a tutela dei nostri titoli di Stato sotto attacco della speculazione».
Infine il capitolo tasse: «Avevo detto che introducevo il contributo di solidarietà con il cuore che grondava sangue perché da sempre ho promesso che non volevamo mettere le mani nelle tasche degli italiani. Siamo riusciti a levarlo con altre fonti di risparmio». Mentre «la lotta all’evasione fiscale è stata inasprita dando la possibilità ai Comuni di fare controlli più capillari».
Un forte appello al dialogo tra maggioranza e opposizione, definito «indispensabile», è arrivato nuovamente dal presidente del Senato Renato Schifani per il quale «tutte le forze politiche devono trovare un punto di sintesi: come ha affermato il capo dello Stato, occorre coesione nei momenti difficili». Per questo, parlando al Tg1, Schifani si è augurato di «evitare il voto di fiducia» che «impedisce la discussione in Parlamento». Dove invece c’è il tempo per «riforme importanti», anche «in questa legislatura»: però occorre «buona volontà . Ce lo chiede il Paese che vuole essere modernizzato». Un appello raccolto dal segretario del Pdl Angelino Alfano: «Ora ci vuole il massimo della condivisione senza chiusure ideologiche e con una valutazione del merito delle proposte avanzate dall’opposizione».
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