Le risposte deboli del PD
Si tratta di casi diversi: i primi commettono un reato, gli altri profittano in modo improprio di un potere discrezionale difficilmente sindacabile dalla magistratura, aggravando i costi della politica o contribuendo all’inefficienza dei servizi pubblici. Per un aspetto importante ha però ragione il cittadino comune: tutti questi casi segnalano un grave deficit di etica pubblica e infangano una missione — la politica— che dovrebbe essere svolta con una attenzione esclusiva al bene comune, al vantaggio dei cittadini.
L’antipolitica nasce da qui e il nostro Paese è quello che, in Europa, registra il massimo disprezzo per i politici, per tutti i politici. Fa male il nostro cittadino a mettere tutti i politici e tutti i partiti nello stesso fascio («sono tutti eguali!» )? Sì, fa male, ma ha buone giustificazioni. Per questo si deve sperare che l’esame di coscienza iniziato nel Pd dopo l’accertamento di casi di corruzione politica al suo interno, o l’apertura di indagini giudiziarie in proposito, dia luogo ad esiti operativi e si estenda anche ad altri partiti. La discussione non è iniziata bene e i tre principali argomenti che i leader democratici hanno messo in campo non mi sembrano adeguati. «Contro di noi si è messa in moto una macchina del fango» : Sarà pur vero, ma ciò è avvenuto anche nei confronti di altri partiti e apre lo spinoso problema del rapporto tra media e politica e in particolare dell’uso e della diffusione delle intercettazioni, sul quale l’asprezza dello scontro tra berlusconiani e antiberlusconiani ha sinora impedito una regolazione efficace e condivisa. «Noi rispettiamo il lavoro dei magistrati e ne attendiamo con fiducia il giudizio» .
Questo argomento sarebbe una ovvietà in qualsiasi Paese civile. Nel nostro è soprattutto una ritorsione polemica contro un altro partito che nei confronti della magistratura, o di una parte di essa, non manifesta certo fiducia e cerca di intralciarne il lavoro. Ma non tocca il problema centrale da cui nasce la sfiducia dei cittadini nella politica. Che cosa fa il partito per contrastare seriamente comportamenti illegali prima che giungano al vaglio della magistratura? Che cosa fa per opporsi a comportamenti che illegali non sono (nomine improprie, incarichi ingiustificati, enti inutili o dannosi, remunerazioni esorbitanti) ma che creano costi eccessivi o riducono l’efficienza delle pubbliche amministrazioni di cui i politici sono responsabili? Come tutti i partiti il Pd deve presentare al Parlamento un bilancio verificato, che però presenta molte lacune. E soprattutto lascia fuori le amministrazioni locali, dove si verificano i casi più numerosi di malaffare o di cattiva gestione. In pompa magna ha varato un «codice etico» , ma è un codice senza denti, la cui gestione non è affidata ad una autorità indipendente. «Il nostro è un partito sano, e qualche mela marcia è inevitabile» .
Questo in parte assomiglia all’argomento dei «mariuoli» della famosa intervista a Craxi a proposito di Mario Chiesa, ai tempi di Mani pulite, e in parte tradisce il vecchio orgoglio della diversità , della superiorità etica, di uno dei due partiti da cui il Pd proviene. Ma chi ci dice che le cose stiano così? Oggi non disponiamo di indagini serie sui casi di corruzione o di simili reati contro la pubblica amministrazione divisi per partito di appartenenza e dobbiamo basarci su una evidenza parziale e impressionistica. E quanto alla «diversità » del vecchio Pci, che forse si tramanda in alcuni settori del Pd, si trattava di tutt’altra cosa. Si riferiva all’onestà personale dei militanti e dei funzionari, alla modestia delle loro remunerazioni, alla loro devozione al partito, non alla loro osservanza della legge e delle regole di uno Stato liberal-democratico: in tasca loro non doveva restare nulla, ma tutto ciò che serviva per rafforzare ed estendere l’influenza del partito (dalle tangenti alle nomine) non trovava ostacoli nella «superiorità etica» .
Dobbiamo tutti augurarci che la discussione prosegua e affronti gli argomenti difficili che abbiamo appena toccato, in un partito in cui l’autorità del centro è sempre più debole nei confronti di realtà locali molto diverse. Quando osserveremo che in numerosi comuni e regioni governati dal Pd (speriamo che le Provincie siano state nel frattempo abolite) a capo di un ente pubblico il partito propone un amministratore politicamente più vicino al centrodestra, perché dopo un vaglio accurato risulta il più idoneo a coprire l’incarico, vorrà dire che la discussione avrà prodotto buoni effetti. E se anche gli altri partiti si comporteranno nello stesso modo, i sentimenti antipolitici degli italiani cominceranno ad attenuarsi.
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