Le correzioni, dal prelievo all’articolo 8. E la pressione fiscale salirà  di due punti

by Sergio Segio | 29 Agosto 2011 5:53

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Tanto per dire: se si aumenta l’Iva si accontenta il Pdl (ma non Tremonti) e la Confindustria, ma si scontenta la Lega e si rompe con la Cisl di Bonanni. Oppure, tutti vogliono correggere o eliminare il cosiddetto contributo di solidarietà  sui redditi oltre 90 mila euro e ridurre i tagli dei trasferimenti agli enti locali, ma poi si dividono sulle ricette per trovare le risorse alternative: il Pdl vorrebbe dare una stretta alle pensioni d’anzianità , la Lega rilancia con la «patrimoniale sugli evasori». Più in generale, tutti puntano su altre entrate e nessuno riesce a proporre di sostituire tagli con altri tagli.
Pressione fiscale oltre il 48% del Pil
Eppure le due manovre (6 luglio e 13 agosto) sono già  basate per oltre il 60% su maggiori entrate tanto che, secondo l’analisi del Servizio Bilancio di Camera e Senato, queste aumenteranno del 5,5% nel 2012, del 5% nel 2013 e del 3,4% nel 2014. E la pressione fiscale in rapporto al prodotto interno lordo salirà  molto: dal 46,6% del 2011, al 47,7% nel 2012 al 48,4% nel 2013, quasi due punti in due anni. Non un bel risultato per un presidente del Consiglio come Silvio Berlusconi che aveva messo la riduzione delle tasse al primo posto del suo programma.
Governo al bivio
Dopo il dibattito di queste settimane, governo e maggioranza sono ora a un bivio: o scelgono la strada di correzioni marginali, sulle quali c’è ampio consenso e non è difficile trovare coperture sostitutive, o imboccano il percorso pericoloso di una riscrittura della manovra per accontentare tutti, col rischio di far saltare i precari equilibri politici. La prudenza dovrebbe consigliare la prima via. Cominciamo quindi dalle piccole modifiche allo studio, tutto sommato più facili, per passare poi a quelle più grandi e complicate.
Buonuscita e tredicesime degli statali
Nel decreto bis si prevede che i dipendenti pubblici che vanno in pensione d’anzianità  subiscono un ritardo di due anni nel pagamento della buonuscita. Lo slittamento si limita a sei mesi nel caso di pensione di vecchiaia. La misura colpirebbe, secondo la relazione tecnica, 35 mila dipendenti pubblici e farebbe risparmiare 330 milioni nel 2012, un miliardo nel 2013 e 1,6 miliardi nel periodo 2014-2016. Questa norma sulla quale la commissione Affari costituzionali del Senato ha sollevato dubbi di compatibilità  con la Costituzione potrebbe essere tolta. Stessa cosa per la norma che prevede il blocco del pagamento della tredicesima negli uffici che non conseguono gli obiettivi assegnati di riduzione della spesa pubblica. Il meccanismo è di difficile applicazione, presenta profili di incostituzionalità  ed è avversato dai sindacati. Toglierlo oltretutto non richiederebbe coperture perché nella relazione tecnica è cifrato zero.
Contributo di solidarietà 
Il prelievo del 5% sui redditi fra 90 e 150 mila euro e del 10% per la quota eccedente è apparso fin dall’inizio un punto debole della manovra. Sono infatti solo mezzo milione i contribuenti che sarebbero colpiti e non si tratta certo dei più ricchi, ma di quelli che non evadono e risultano quindi ai primi posti nelle classifiche fiscali. La tassa dovrebbe portare nelle casse dello Stato 674 milioni nel 2012 e un miliardo e mezzo sia nel 2013 sia nel 2014. Molte le ipotesi di correzione: si va dall’eliminazione pura e semplice all’aumento della soglia a 150-200 mila euro alla modulazione del prelievo in base ai carichi familiari.
Licenziamenti
Molto probabile anche una correzione dell’articolo 8 del decreto bis, quello che consente agli accordi sindacali aziendali di derogare ai contratti nazionali e alle leggi in materia di organizzazione del lavoro, compresi i licenziamenti. In pratica, queste intese potrebbero stabilire che in caso di licenziamento senza giusta causa il lavoratore ha diritto a un indennizzo economico e non più al reintegro nel posto di lavoro (articolo 18 dello Statuto dei lavoratori). La norma, anche questa a rischio di costituzionalità , resterebbe ma con la precisazione che questi accordi sono possibili solo se sottoscritti da rappresentanze aziendali facenti capo alle confederazioni sindacali rappresentative a livello nazionale.
Patrimoniale sugli evasori
È il jolly che la Lega è pronta a calare per bloccare tutte le correzioni sgradite: dall’aumento dell’Iva alla stretta sulle pensioni d’anzianità . Si tratterebbe di un prelievo sui patrimoni mobiliari e immobiliari (esclusa la prima casa) superiore a 1-1,5 milioni di euro che subirebbero tutti i contribuenti che negli ultimi tre anni hanno dichiarato redditi non compatibili con tale patrimonio. In sostanza, chi non ha evaso non deve nulla, gli altri la differenza. Si potrebbero recuperare diversi miliardi di euro all’anno e salvare i Comuni dai tagli dei trasferimenti. Per questo la Lega insiste, ma si entrerebbe di fatto in una riscrittura della manovra, che Tremonti non vuole.
Pensioni
Anche qui si potrebbero trovare molti miliardi all’anno. Ma si oppongono la Lega e i sindacati. Al massimo si parla di anticipare di qualche anno il percorso di aumento a 65 anni dell’età  pensionabile delle donne, ora fissato al periodo 2016-2028. Più difficile anticipare quota 97 (62 anni d’età  e 35 di contributi) per andare in pensione d’anzianità . Tra le ipotesi messe a punto dai tecnici del governo anche un intervento sui lavoratori con 40 anni di contributi: potrebbero andare in pensione indipendentemente dall’età  solo dopo 40 anni di lavoro effettivo, al netto cioè del riscatto di eventuali contributi figurativi.

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