Lavoro, intesa sulle deroghe Cgil: no a licenziamenti facili

Loading

ROMA — Oltre alle operazioni per arrivare al pareggio di bilancio nel 2013, prende sempre più corpo la possibilità  di un intervento normativo sul lavoro, argomento che le parti sociali hanno a più riprese chiesto di lasciare alla contrattazione. Una volta ribadito di non essere incline ad accettare la richiesta della Bce di dare alla imprese «il diritto di licenziare», il governo è orientato a inserire nel decreto la norma che estende «erga omnes» la validità  dei contratti aziendali firmati in base all’intesa tra Confindustria e sindacati in giugno. Con la possibilità , però, che questi contratti aziendali possano prevedere, con il pieno consenso dei firmatari, anche deroghe allo Statuto dei lavoratori. «Solo una facoltà  per le parti», ribadiscono dal governo: il principio guida è quello di rimettere la materia nelle mani di sindacati e impresa. Ma l’ipotesi che questo possa portare a deroghe anche dell’articolo 18, quello che prevede il reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa, fa insorgere il sindacato, Cgil in testa.
La posizione della confederazione di Corso d’Italia sull’argomento è nota: non si mettono le mani sui diritti dei lavoratori. E lo ripete in un documento in cui definisce «sconsiderata» l’idea «che si possa generare maggiore competitività  riducendo i cosiddetti costi del licenziamento». E replicando al governo, Susanna Camusso non usa certo mezzi termini: «In un Paese in cui la disoccupazione continua a crescere e c’è lo straordinario problema di giovani e precari, dire che il cambiamento dipende dalla libertà  di licenziare è un ennesimo schiaffo ai giovani che sono già  senza prospettive».
«Il sindacato — dice il segretario generale aggiunto della Cisl, Giorgio Santini — accetterebbe una linea soft, quella della legislazione di sostegno», ma non forzature come «la validazione per via legislativa degli accordi».
Sugli altri contenuti del decreto il clima è di attesa. «Il governo ancora non dice quale sarà  e di quanto sarà  la manovra», rileva Confindustria, rimarcando che non si sa come si dovrà  arrivare all’obiettivo del pareggio di bilancio al 2013. E anche Rete Imprese chiede di «accelerare».
Ma la Cgil ribadisce il rischio che l’intera manovra sia «iniqua» per lavoratori e pensionati, oltre che «profondamente recessiva». «Vorrei dire — afferma la Camusso — che se si fa una seria iniziativa sul lavoro sommerso e sull’evasione, se si fa un serio ragionamento su una patrimoniale sui grandi patrimoni, sulle grandi proprietà  immobiliari e mobiliari, che sia strutturale», e se si aggiunge «anche un contributo straordinario, i 25 miliardi si superano abbondantemente». E il segretario della Cgil evoca lo sciopero generale, rivolgendosi anche a Cisl e Uil per la mobilitazione.


Related Articles

Asse Monti-Hollande per l’euro “Attuare subito misure vertice Ue”

Loading

L’Europa Il premier: quasi fuori dal tunnel. E Obama gli telefona

Amnesty: “La Shell paghi 1 miliardo per bonificare il Delta del Niger”

Loading

Inquinamento nel Delta del Niger – Foto: ©Bodo Creek/Amnesty

“La Shell deve impegnarsi a pagare la quota iniziale di un miliardo di dollari per bonificare la zona di Bodo, nell’Ogoniland, danneggiata da due grandi fuoriuscite di greggio nel 2008”. Lo chiede Amnesty International che, con il Centro per l’ambiente, i diritti umani e lo sviluppo (Cehrd) ha diffuso ieri un rapporto dal titolo “La vera tragedia: ritardi e mancanze nella gestione delle fuoriuscite di petrolio nel Delta del Niger (in inglese in .pdf) nel quale di documenta la devastazione nella regione a cui potrà  essere posto rimedio solo in 25 anni.

La trattativa ricomincia: contratti a termine più costosi per le imprese

Loading

Si partirà  dai contratti a termine, al tavolo tecnico sulla riforma del mercato del lavoro che si riunirà  domani presso il ministero del Lavoro.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment