«Autunno caldo? Noi in piazza già  il 5 e 6 settembre Vigileremo per evitare violenze»

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Quando fa riferimenti climatici, Maurizio Landini non si riferisce certo alla temperatura, ma al clima di tensione che si respira nel nostro Paese.
Il segretario generale della Fiom annuncia la campagna del sindacato rosso dei metalmeccanici, che si candida una volta di più a rappresentare le aree di maggior disagio sociale. «Indignarsi non basta» dice. «È ora di cambiare la società  e la situazione politica. Di fronte alla gravità  di una nuova manovra economica che sta mettendo in discussione diritti e democrazia di questo Paese, è necessaria una mobilitazione straordinaria».
Il 29 agosto Landini presenterà  la sua proposta al Comitato centrale Fiom, che quasi sicuramente la approverà , e poi farà  lo stesso con le associazioni e i movimenti che negli anni hanno trovato accoglienza sotto l’ombrello dei metalmeccanici. «Il 5 e il 6 settembre, nei giorni in cui il Senato inizierà  a discutere della manovra, chiameremo i cittadini, i giovani e i pensionati a riempire le piazze d’Italia, compresa quella davanti a Palazzo Madama. Una manifestazione straordinaria, che si accompagnerà  alla mobilitazione permanente».
Nonostante qualche ritratto e parole non proprio benevole da parte dei suoi avversari, Landini non è un agit-prop di professione. Fa il sindacalista, e come tale sa calcolare costi e benefici di una iniziativa del genere, in un momento come questo, dove quasi tutti gli osservatori sono concordi nel sostenere che basta una scintilla per far scoppiare l’incendio in un bacino dove si agitano rabbia, frustrazione, assenza di speranza in un futuro migliore. «Io vorrei unire i soggetti sociali colpiti dalla crisi per chiedere una nuova moralità  e un cambiamento politico. Non mi nascondo dietro a un dito: la crisi c’è ed è grave. Ma l’uso che ne viene fatto è finalizzato anche a cancellare diritti fondamentali di questo Paese. Cancellare di fatto il contratto nazionale e l’articolo 18 è una grave lesione dei principi costituzionali, attuata da un Parlamento delegittimato che non rappresenta il bisogno di cambiamento che si respira nel Paese. Per non parlare dell’abolizione implicita del 25 aprile, del primo maggio e della festa della Repubblica, espedienti che sotto una patina di presunto riformismo nascondono fini reazionari. Chi certifica Ruby come nipote di Mubarak non ha più alcuna credibilità  e legittimità  per chiedere sacrifici. Il nostro obiettivo è quello di cambiare il governo, e per farlo anche le forme di lotta diventano importanti, non devono limitarsi alla testimonianza».
I rischi sono evidenti. La lunga estate dei No Tav della Val di Susa, gli scontri del 3 luglio, di una intensità  e di una violenza che non capitava di vedere da almeno un decennio, costituiscono, pur nella loro dimensione locale che vede presente a vario titolo anche la Fiom, la superficie di una realtà  che da un momento all’altro rischia di esplodere in una rabbia greca. I segnali ci sono tutti, compreso il mancato calo di tensione agostano intorno al cantiere Tav in quel di Chiomonte. «Non siamo incoscienti — replica Landini —. La Fiom è ovviamente contraria a ogni forma di violenza e vigilerà  con attenzione su ogni possibile eccesso. Ma davanti a un governo di un’arroganza senza precedenti, è necessario dare risposte forti ai problemi posti dalla gente. Proprio nel momento in cui la democrazia viene colpita c’è bisogno di reagire. E su questo non accettiamo nessun ricatto di natura morale o opportunista».
C’è un piccolo dettaglio, non ininfluente. L’ultimo assedio al Palazzo patrocinato anche dalla Fiom fu quello del 14 dicembre 2010, mentre il Parlamento votava la sfiducia al governo di Berlusconi. Un giorno che viene ricordato per le gesta di Scilipoti e per le violenze che incendiarono piazza del Popolo e dintorni. Non fu un bello spettacolo, non è un bel precedente. «Un episodio che non deve ripetersi. Io non mi richiamo a quel corteo, ma a quello organizzato da noi il 16 ottobre in piazza San Giovanni, pacifico e affollato. Sono convinto che ci sarà  ancora più gente. Quasi ogni padre e madre hanno un figlio precario o disoccupato che non vede opportunità  davanti a sé».
Lo sciopero generale non basta. E questa nuova iniziativa non aiuterà  a migliorare i rapporti della Fiom con la casa madre Cgil, mai così freddi. Landini coltiva con attenzione ancora maggiore dei suoi predecessori, se possibile, la propria autonomia. «La nostra manifestazione nasce al fine di dare più efficacia allo sciopero generale». È l’unica concessione, ma proprio l’unica. Il culto dell’autonomia prevede il consueto rituale dei sassolini tolti dalle scarpe. Messaggio alla Cgil: «L’intesa firmata con le altre sigle e Confindustria, che permette di sottrarre al voto dei lavoratori qualunque accordo sottoscritto sulla loro pelle, è diventato la leva per i provvedimenti inseriti impropriamente nella nuova finanziaria. Adesso basterà  qualunque patto aziendale per cancellare ogni diritto, compreso lo Statuto dei lavoratori. Al governo è stata consegnata un’arma impropria. Spero che Susanna Camusso abbia il coraggio di ammettere che quell’intesa è ormai carta straccia, tanto più che gli emendamenti sul lavoro hanno già  avuto il via libera da Confindustria, Cisl e Uil…». Al centrosinistra: «Si ribella alle leggi ad personam e tace su emendamenti che sembrano fatti ad Fiat. Ha cavalcato referendum e amministrative, che sono stati un esempio di partecipazione del basso, e adesso permette supinamente che gli esiti di quella consultazione vengano stravolti».
In tempo di crisi, Landini e la Fiom sembrano destinati a diventare la calamita della protesta, con quel che ne segue in termini di possibile isolamento. «Serve un’Europa anche sociale. Quella di oggi è un’Ue costruita solo sulla moneta, e i risultati purtroppo si vedono. Bisogna colpire la finanza con la Tobin tax, chiediamo anche l’introduzione della patrimoniale. Deve pagare chi si è arricchito sfruttando leggi ingiuste. Dopo, ma solo dopo, vengono gli altri». Le carte della Fiom sono sul tavolo, la sua sfida si gioca anche nelle piazze. In autunno farà  caldo, si spera solo per definizione. E non per altro.


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