L’allarme della Bce: «L’Italia deve anticipare la manovra»
Che la situazione sia delicatissima lo confermano le decisioni prese ieri dal consiglio direttivo della Bce e spiegate in conferenza stampa dal presidente Jean-Claude Trichet. La Banca centrale europea ha lasciato i tassi invariati all’1,5%, anche se è preoccupata da una inflazione che corre al di sopra del 2% e rimarrà per mesi sopra questo livello. Più che la paura dei prezzi, questa volta, è prevalsa la paura di una crescita stentata: la congiuntura sta rallentando e rallenterà ulteriormente nei prossimi mesi e non solo in Europa. A determinare la frenata (non va dimenticato che negli Stati uniti molti parlano del rischio di una nuova recessione, di un double dip, un ‘doppio tuffo’, secondo la terminologia economica) le politiche economiche restrittive attuate da molti paesi alle prese con gli enormi problemi dei bilanci pubblici, salassati negli ultimi due anni anche (e soprattutto) dagli interventi per salvare il settore finanziario che era stato il detonatore della crisi.
Ma Trichet ha fatto un altro importante annuncio: viste le tensioni «particolarmente alte» sui mercati il consiglio direttivo della Bce ha deciso «un’operazione supplementare di liquidità ». In pratica, ha deciso di allargare i cordoni della borsa per rifinanziare il sistema finanziario reintroducendo l’asta di rifinanziamento del sistema bancario con scadenza di sei mesi e per importi illmitati. L’asta di terrà nella prossima settimana (probabilmente il 9 agosto) con scadenza 1 marzo 2012. Le operazioni di rifinanziamento, ha spiegato Trichet, saranno indicizzate ai tassi di interesse di riferimento e potrebbero essere prorogate se necessario. Si spera che il sistema bancario con questa liquidità possa sostenere il mercato dei bond statali, quello azionario e sia anche più generoso con il sistema produttivo sempre a corto di finanziamenti.
Ma non è finita: la Bce è pronta a riprendere gli interventi diretti a favore degli stati, acquistando i loro titoli del debito pubblico. La Bce non ha mai detto che gli acquisti di titoli di Stato si siano fermati, ha sottolineato Trichet; «vedrete voi stessi cosa è stato fatto nei giorni precedenti», ha poi detto. E con un colpo di teatro ha poi aggiunto: «non sarei sorpreso se succedesse qualcosa sugli acquisti di bond pubblici prima della fine della conferenza stampa». E, in effetti, come risulta a Radiocor, sembra che da Francoforte siano partiti ordini da acquisto di bond dei paesi più sotto tiro tra i quali anche Spagna e Italia.
Per Trichet, la Banca centrale europea ha la responsabilità di assicurare «la stabilità dei prezzi a 332 milioni di cittadini», mentre «i governi hanno le loro responsabilità che sono davvero numerose». È importante che «vi sia un rinnovato impegno di tutti i capi di governo e di Stato europei ad aderire strettamente ai target fiscali» e ove necessario ad adottare «ulteriori misure fiscali più ravvicinate». E, con riferimento all’Italia, ha sostenuto che «urgono riforme strutturali». Poi ha dato una interpretazione interessante sul perché della quasi stabilità del Pil in Italia, spiegando che se «si osserva il tasso di crescita dell’Italia nel tempo si capisce che non corrisponde in nessun modo al potenziale di medio-lungo termine» e questo in un Paese «dove le risorse umane sono così buone, lo spirito imprenditoriale così chiaro a livello di Pmi e dove si capisce subito che l’economia italiana è frenata da ostacoli strutturali». Mettere rimedio a tutto questo «è urgente per tutti, e anche per l’Italia, naturalmente». Infine Trichet è intervenuto a piedi uniti sull’Italia in una intervista all’Ansa, affermando che: «qualsiasi anticipazione delle riforme fiscali, qualsiasi azione preventiva è adeguata nell’attuale situazione». Questo significa che la Bce è favorevole all’ipotesi che l’Italia anticipi l’obiettivo di pareggio del bilancio attualmente fissato per il 2014. Trichet, ovviamente, non ha esplicitato se a essere anticipata sia la manovra predisposta da Tremonti per il 2014, ma conoscendo le idee del banchiere centrale, c’è da giurare che è favorevole.
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