L’Eni firma l’accordo col Cnt Scaroni: “La Libia sarà  più ricca”

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Aggiunge Scaroni: «Dal 2 settembre 1969, ossia dal giorno del colpo di Stato, il raìs s’è sempre comportato come un criminale. Basti citare l’esempio di quando con le ruspe fece distruggere il cimitero italiano di Tripoli, o la quantità  di dittatori africani che ha sostenuto e addirittura sovvenzionato, da Jean-Bédel Bokassa in Centrafrica a Charles Taylor in Liberia».
Eppure, signor Scaroni, quando Gheddafi era al potere facevano tutti affari con lui?
«Non potevamo fare altrimenti. La Libia era ed è un Paese troppo importante per non trattare con chi lo dirigeva. Per fortuna le cose sono cambiate».
Come vede il futuro della Libia?
«Sono ottimista, e vedo un futuro positivo, soprattutto adesso che non c’è più il Colonnello, che ha reso un Paese di poveri una delle nazioni più ricche del mondo».
Nel contratto appena firmato, vi impegnate a riprendere le attività  di Eni nel Paese e a rimettere in funzione il gasdotto Greenstream, che trasporta gas dalla costa libica a quella italiana. Ma in che stato sono gli impianti dopo sei mesi di guerra civile?
«Direi che sono in condizioni piuttosto buone. Adesso bisognerà  anche valutare lo stato dei giacimenti. C’è però un altro rischio: quello delle mine poste dalle milizie del Colonnello attorno agli impianti prima di abbandonarle nelle mani degli insorti. Questo è uno dei vincoli. L’altro è la questione sicurezza. Una volta risolti questi problemi, il demining e la security, le attività  potranno riprendere come prima della rivolta».
Quanto tempo servirà  per risolverli?
«Per prima cosa abbiamo promesso che assicureremo ai libici l’assistenza tecnica necessaria per valutare lo stato di impianti e infrastrutture energetiche presenti nel Paese e per definire il tipo e l’entità  delle operazioni necessarie al riavvio in sicurezza delle attività ».
Avrete problemi di manodopera, adesso che tutti i lavoratori stranieri sono scappati dalla Libia?
«No, perché l’Eni ha da sempre grossi effettivi di maestranze locali. E poi, anche la manodopera straniera, prima o poi, tornerà ».
Non è la prima volta che lei viene in visita nella Libia liberata. Ed è sicuramente a conoscenza delle enormi difficoltà , soprattutto logistiche, in cui versa il Paese. Come pensate di riprendere la produzione di idrocarburi in queste condizioni?
«Anche in riferimento a quanto stabilito dalla dichiarazione congiunta firmata il 31 maggio del 2011 dal Governo italiano e dal Consiglio nazionale di transizione, Eni si impegna a eseguire una prima fornitura di prodotti petroliferi raffinati in favore del governo delle forze democratiche della Libia, per contribuire ai bisogni essenziali e più urgenti della popolazione libica. Inoltre, Eni già  fornisce alle autorità  della Libia liberata aiuti umanitari in termini di materiale medico».
Ma quanto è importante il contratto che ha appena siglato con le autorità  di Bengasi?
«Vede, Eni è presente in Libia dal 1959 ed è la prima compagnia internazionale in termini di produzione di idrocarburi. Il Memorandum rappresenta la conferma della solidità  delle relazioni tra Eni e il Consiglio nazionale di transizione. Adesso che Gheddafi non c’è più e nel rispetto dei contratti vigenti, stiamo valutando insieme le diverse possibili forme di collaborazione al fine di assicurare una tempestiva ripresa delle operazioni nel settore petrolifero e del gas. Tutto questo per valorizzare le risorse naturali del Paese a vantaggio del popolo libico».


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