La Ue: votare subito la manovra ma cresce la fronda nel Pdl

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ROMA – La sdogana l’Europa. Sarkozy, al telefono con Berlusconi, ne parla bene «per il rigore e la tempestività ». Ma nel Pdl diventa sempre più forte il dissenso. Calderoli, attivissimo con Tremonti nel portare a casa la manovra, apre la porta a modifiche, purché «i saldi restino invariati» e senza «smontare» il testo, perché «significherebbe portare i libri in tribunale e il Paese rischierebbe il default». Iva e Tfr, sono questi i due capitoli – dice – che potrebbero entrare il primo, ed essere modificato il secondo. Ma a una condizione, quella posta dalla Commissione europea, «una rapida approvazione, con un ampio consenso». Il presidente del Consiglio Ue Van Rompuy definisce la manovra «opportuna e rigorosa, cruciale non solo per l’Italia, ma per la zona euro nel suo insieme». Ma a fronte del plauso generalizzato all’estero, da noi si apre una dialettica che s’annuncia rovente.
Sarà  molto accelerato il cammino della manovra. Dal 22 agosto comincia a discuterne il Senato e il 5 settembre il testo sarà  già  essere in aula. Alla Camera arriverà  un testo blindato. Si gioca da subito la partita delle modifiche. E dei contrasti, sempre più consistenti, nel Pdl. Il gruppo dei dissidenti, Crosetto, Martino, Bertolini, Stracquadanio, Bergamini, Moles, Versace, Mazzucca, fa proseliti. Etichettati come gli ex forzisti contro i tremontiani. Scatenano la reazione irata del sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia che, di buon mattino, tenta di stoppare le proteste. Quasi minaccia: «Ai colleghi dico di smetterla di giocare». E ancora: «O emendamenti concordati, presentati al segretario Alfano, o andiamo tutti a casa». Non sono da meno i toni di Calderoli che polemico con i colleghi che protestano (come la Prestigiacomo), dice secco: «L’istituto delle dimissioni è sempre valido». Al punto che il governatore della Lombardia Formigoni lo rimbrotta per «eccesso di militarismo».
Ma la partita, adesso, è cosa cambiare nel testo di Tremonti. Che, di domenica, decide di lasciare temporaneamente il parterre delle polemiche a Calderoli. Il quale si fa carico delle possibili aperture sia all’interno della maggioranza che con l’opposizione. «I decreti hanno 60 giorni per l’approvazione, il Parlamento li ha sempre cambiati». Ma qui i tempi sono strettissimi. Ciò crea allarme tra chi vuole imporre modifiche. Che, visto in clima nella maggioranza, sono inevitabili. Basta sentire il vice capogruppo alla Camera Osvaldo Napoli che chiede «di abolire il contributo di solidarietà  sui redditi sopra i 90mila euro e in alternativa, per evitare il sospetto che resti per sempre, di versarlo in due o tre tranche entro il 2012».
L’aumento dell’Iva, che lo stesso Berlusconi avrebbe voluto ma che Tremonti ha bocciato temendo un effetto di ulteriore contrazione sui consumi, ripiglia quota. Lo vogliono Crosetto e gli altri, lo sponsorizza Formigoni. Che dice: «È chiaro che a chi ha di più è giusto chiedere di più. Ho apprezzato le proposte della Marcegaglia. L’aumento dell’Iva di un punto non ha fatto male in Germania e non ha mandato indietro i consumi». Anche il sindaco di Roma Alemanno preannuncia modifiche a nome dell’Anci e sponsorizza i passi di Crosetto («La sua iniziativa è da seguire con grande attenzione»), ma chiede che la manovra sia «blindata nei saldi ma non nei contenuti».
Ai vertici del Pdl c’è disponibilità , ma evitando stravolgimenti. Il capogruppo alla Camera Cicchitto: «Non può essere rovesciata come un guanto». L’omologo al Senato Gasparri: «Bisogna tener conto dei vincoli europei e del ruolo delle più mature forze sindacali». Il ministro La Russa: «Migliorarla sì, trasformarla no».


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