La sfiducia comincia Oltreoceano

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MILANO— Aumenti pari a zero delle entrate, tagli insopportabili: i dubbi, se non proprio una bocciatura sulla sostenibilità  dell’accordo relativo al debito Usa, ieri hanno ribaltato in negativo i mercati, insieme ai timori di un taglio «storico» al giudizio sul debito sovrano americano (che potrebbe essere degradato rispetto alla tripla A) da parte delle agenzie di rating.
Viene quindi anzitutto da Oltreoceano il vento che ieri ha travolto di nuovo i mercati e in particolare ha portato a nuovi massimi storici lo spread, il differenziale fra i rendimenti, fra i Btp decennali italiani e i corrispondenti Bund tedeschi. Ma la spiegazione di quanto accaduto ieri, che vede concordi analisti e istituzioni monetarie, non riduce le preoccupazioni: più colpiti sono i Paesi che comunque dimostrano maggiori elementi di fragilità . Preoccupazioni proprie, oltre che delle istituzioni monetarie, anche del Quirinale, che nei giorni scorsi ha chiesto una coesione politica nell’approvare la manovra, che c’è stata, e monitora con attenzione la situazione. Il «vento americano» ha riportato dunque gli spread fra Italia e Germania a livelli record, sopra i 350 punti base fino a 358, con i rendimenti dei Btp decennali schizzati al 6,04%.
 Colpiti anche i titoli di Stato spagnoli ma in modo minore, tanto è vero che la differenza fra i rendimenti dei nostri Btp e quelli di Madrid (che viaggiano a oltre il 6%a quota 377 sul Bund) è scesa a una ventina di punti base: ciò significa che i due debiti sovrani sono considerati oggi più assimilati dai mercati. Nemmeno due mesi fa lo spread era pari a 72-80 centesimi, oggi invece si sta avvicinando ai minimi toccati in periodi di particolare tensione come nel settembre 2010 quando i titoli decennali spagnoli rendevano poco più di 19 punti base rispetto agli italiani. Il confronto di «prossimità » con Madrid trova anche motivi tecnici. Nel senso che, come sottolineano alcuni analisti, le negoziazioni sui nostri titoli sono molto sottili e ciò favorisce l’estrema volatilità  dei prezzi, mentre il future sui Btp è un contratto liquido. Inoltre, viene fatto notare, la curva dei rendimenti non manifesta una «gobba» su scadenze fra i 3-5 anni che in genere può rappresentare timori di ristrutturazioni vicine.
La bocciatura sul debito Usa e i nuovi record sugli spread hanno travolto ieri anche i titoli finanziari. Anche in questo caso c’è una specificità  italiana: se è vero che i ribassi non hanno risparmiato i colossi francesi o tedeschi, con Bnp Paribas che ha lasciato sul terreno quasi il 4%e Deutsche Bank il 4,47%, Intesa Sanpaolo ha perso il 7,8%e il Montepaschi quasi l’ 8%. Gli analisti sottolineano di nuovo che le nostre banche e assicurazioni sono colpite di più perché hanno tanti titoli di Stato italiani in portafoglio. Però lo spagnolo Santander, che pure non ha in pancia meno bond spagnoli, ha ceduto il 2,9%, poco più di Deutsche Bank.


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