by Sergio Segio | 31 Agosto 2011 6:56
Un malumore che serpeggia in tutto il pubblico impiego per una misura che, nel combinato disposto di tagli e ricuciture, rischia di far più rumore che cassa. Conti alla mano può far risparmiare solo 29 milioni l’anno.
Ma cosa è accaduto? I dipendenti pubblici avevano già subito nella precedente manovra il taglio degli stipendi, nella parte eccedente i 90 mila euro lordi l’anno: del 5% fino a 150 mila euro, del 10% sopra i 150 mila. Una misura non applicata agli stipendi dei dipendenti privati, e gli statali ne avevano segnalato l’iniquità . Motivando il «contributo di solidarietà » in manovra, il governo aveva proprio citato questa disparità di trattamento. Annunciandone la fine e la sostituzione con il superprelievo, della stessa entità ma valido per tutti: dipendenti pubblici e privati. Ma il vertice di Arcore, eliminando il contributo di solidarietà , conserva il taglio ai dipendenti pubblici e lo ritoglie ai privati tornando a determinare trattamenti diversi.
Da lì la protesta per un provvedimento che, secondo i dati allegati al decreto anticrisi, è di modesta entità rispetto alla cifra complessiva della manovra. Vediamoli. Secondo una stima del 2008, sono 26.472 i dipendenti pubblici, compresi i non statali, con retribuzione media annua superiore ai 90 mila euro, dei quali 1.447 superiore a 150 mila. Le economie complessive calcolate sarebbero quindi solo 28,96 milioni di euro l’anno. Mentre sarebbero state di circa 670 milioni il primo anno e di un miliardo e mezzo per il secondo e il terzo anno, se si fosse aggiunto il contributo di solidarietà anche per i privati sopra quel reddito. Nel settore pubblico, dunque, serpeggia un’altra domanda: vale la pena?
Palamara ricorda che i magistrati hanno già indicato economie importanti: «Si va dal recupero delle spese del settore, che giacciono e valgono circa 3 miliardi, ai beni sequestrati e confiscati, la depenalizzazione, la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Senza tagli. Tantomeno iniqui». E «incostituzionali», rimarca il Comitato intermagistrature che rappresenta gran parte della magistratura contabile e amministrativa, inclusa l’Avvocatura dello Stato: «È evidente l’incostituzionalità di una disposizione con la quale si opera una decurtazione secca del trattamento economico solo dei dipendenti pubblici, in violazione dei principi di eguaglianza e di progressività del sistema fiscale». Ribadendo l’«assoluta contrarietà » a misure che non colpiscono «gli evasori fiscali, già beneficiati da numerosi condoni, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato e le fonti di spreco delle risorse più volte segnalate», le toghe annunciano «iniziative di protesta». Nessuna esclusa. Nemmeno lo sciopero.
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